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Le ’roventi’ passioni. Auto, barche e caffé. Puccini non bada a spese

Con l’arrivo del successo il compositore acquistò in pochi anni 14 auto. Il 3 settembre apre a Palazzo Vecchio la mostra de La Nazione sul Maestro.

Con l’arrivo del successo il compositore acquistò in pochi anni 14 auto. Il 3 settembre apre a Palazzo Vecchio la mostra de La Nazione sul Maestro.

Con l’arrivo del successo il compositore acquistò in pochi anni 14 auto. Il 3 settembre apre a Palazzo Vecchio la mostra de La Nazione sul Maestro.

di Maurizio SessaFIRENZEVisse d’arte, visse d’amore. Giacomo Puccini, anima passionale con pochi uguali nella storia, si abbandonò volontieri a travolgenti manie. Prima fra tutte, quella per la caccia, vissuta a Torre del Lago come in Maremma, in Francia come in Argentina. Dovunque ci fosse selvaggina. A fortificarlo nella passione della caccia era stato Carlo Angeloni, allievo di suo padre Michele, e suo insegnante negli anni di studi da adolescente all’Istituto Musicale Pacini di Lucca, prestigiosa scuola “cancellata” nel 1943, nella Lucca della Repubblica Sociale Italiana, dopo oltre cento anni di onorata attività, sostituita con la denominazione di Istituto Musicale Boccherini.

Dopo aver inforcato a fine Ottocento il “bicicletto”, un’altra divorante passione di Giacomo Puccini con il sopraggiungere dell’agiatezza economica divennero le quattro ruote a motore: il compositore fu un pioniere dell’automobilismo e di altri moderni mezzi di locomozione come moto, sidecar e motoscafi. La “Scuderia Puccini” scaldò i motori per la prima volta nel 1901 con l’acquisto di una vettura De Dion Bouton 5 HP. L’anno successivo fu la volta di una Clément 8 HP. Trascorsi due anni, nel 1904, nel parcò macchine di Puccini entrò la De Dion Bouton Populaire 10/12 HP, L’anno seguente il compositore acquistò una favolosa Isotta Fraschini 14/22 HP. E per non farsi mancare proprio niente, quello stesso anno si dotò di una La Buire Double Phaeton 16 HP. Anche nel 1906 Puccini si concesse il bis con l’acquisizione di una vettura Sizaire et Naudin e una La Buire Landaulet 40 HP.

Nel 1907 il cantore di Mimì si concesse un’altra Isotta Fraschini, stavolta il modello 28/35. E per la serie il primo amore non si dimentica mai, nel 1908 la scelta di Puccini cadde di nuovo su una De Dion Bouton.

Nel 1910 il compositore si mise un fiore all’occhiello in campo automobilistico, acquistando una vettura Itala: la stessa che tre anni prima, nel 1907, si era aggiudicata il Raid Pechino-Parigi, organizzato dal quotidiano francese Le Matin, con pratogoniste cinque vetture europee lanciate all’avventura lungo un percorso di 16mila chilometri.

L’Itala modello 35/45 HP aveva surclassato le altre concorrenti grazie all’equipaggio formato da Scipione Borghese, il pilota-meccanico Ettore Guizzardi, il passeggero Luigi Barzini senior, inviato speciale del “Corriere Della Sera”. Alla vigilia della prima guerra mondiale, Puccini fece entrare in garage una Fiat tipo ter. Dopo la pausa forzata del periodo bellico, nel 1920 Puccini si rivolse ancora alla casa torinese con una Fiat 501.

Poi scoprì il marchio Lancia: nel 1923 si regalò una Trikappa. Puccini visse pure di fumo. Fumava come una ciminiera. Tante e troppe le sigarette e i sigari toscani, per di più abbinati a tazzine di caffè sorseggiate in quantità industriale. A notte fonda – una cicca spengi una cicca accendi – Borsalino sulle ventitré, occhiali in punta di naso, moncone di lapis a portata di mano, si rigirava fra il pianoforte e lo scrittoio.

Eseguiva e trascriveva recondite armonie. Melodie struggenti colpite dalle frecce avvelenate della critica, ma che “accoravano” il pubblico pagante. Nei suoi melodrammi, in apparenza sgorgati di getto, bensì partoriti con infinito travaglio, il grande dolore si incarnava nelle piccole anime. Il suo inconfondibile marchio di fabbrica. Nel 1924 Puccini acquistò un’altra vettura Lancia, modello Lambda. Un gioiello a motore che non riuscì a fermare la tragica corsa di Giacomo verso l’ultimo, definitivo traguardo.