LINDA MEONI
Cronaca

Cammariere, la poesia in musica: "Le mani sul piano, poi parla il cuore"

"L’intenzione è riprodurre un’atmosfera da concerto di musica classica" dice il cantautore domani a Pistoia

Sergio Cammariere sarà domani sera alle 21.15 in concerto a Pistoia

Sergio Cammariere sarà domani sera alle 21.15 in concerto a Pistoia

I suoi inizi sono bagnati dal mare: 1974, lui quattordicenne, a far ballare con la sua musica gli ospiti di Casa Rossa, un villaggio turistico a Crotone. "Con quei soldi – ricorda - mi comprai i primi giochi musicali". Poi dal mare è arrivato in città, a Firenze. Qui si è laureato riuscendo ancor prima ad entrare in un’agenzia musicale, la Coppini e Suonatori di Bagno a Ripoli: "Ero tra i pianisti, avevo vent’anni e giravo l’Italia suonando". Nel mezzo è passato di tutto, il cinema specialmente, con le colonne sonore, e tanta musica "pura", quella che alla fine al grande pubblico è arrivata nel 2003 con il Festival di Sanremo e il pluripremiato brano "Tutto quello che un uomo".

"Il successo non ha cambiato il mio modo di vivere la musica. Le mie sono applicazioni quotidiane. Suono, registro e decido cosa fare della musica. Nel caso di una canzone mi affido alla poesia di Roberto Kunstler che scrive per me da sempre. Credo che il concerto di Pistoia andrà all’essenza, all’intimità di questa poesia". Pistoia appunto, in particolare Fortezza Santa Barbara, dove Cammariere sarà domani sera alle 21.15 (biglietti on line su Biglietto Veloce e Ticketone) per "Piano Solo & Guest". Lui con la sua ‘barca’, il pianoforte, Giovanna Famulari al violoncello e Daniele Tittarelli al sax soprano.

Cosa aspettarsi da questa serata?

"L’intenzione è riprodurre un’atmosfera da concerto di musica classica. La presenza di Famulari dà un tocco di classicità, Tittarelli è linfa jazz, con la sua fluidità e il suo fraseggio immancabile. Sarà un concerto di canzoni storiche, comprese quelle che hanno avuto lunga gestazione comprese nel primo disco ‘Dalla pace del mare lontano’ e poi dall’ultimo, brani strumentali in versione trio. Ci saranno momenti in cui saremo insieme, altri separati o da solo".

Quanto ci sarà di deciso, quanto lasciato al caso?

"Gli spazi di improvvisazione esistono. Come all’inizio, al mio ingresso in scena. Le mani sul piano, parla il cuore. Non so neanche io cosa suonerò. Sarà un inventare, tra blues e classica. Poi entrano in scena le canzoni. E lì, con Famulari, c’è molto di scritto. Diverso sarà con Tittarelli. Ci apriremo verso orizzonti più sconosciuti, esclusivi per quella serata".

Decisivo in termini di successo fu l’incontro con Baudo. Che ricordo conserva di quegli anni?

"All’epoca avevo un angelo custode che si chiamava Biagio Pagano. Il mio produttore, colui che ha creduto alla mia crescita. Poi l’incontro con Baudo avvenuto a Crotone poco dopo ha fatto sì che si creasse un asse particolare che mi ha portato al Festival di Sanremo. Biagio mi ha lasciato l’anno dopo l’arrivo di quel successo. Sentieri della vita".

Che rapporto ha con la sua città d’origine, Crotone?

"La mia famiglia aveva una casa sulla spiaggia. Sicuramente la natura mi ha avvolto durante l’adolescenza, il mare era la mia casa. Ero un ragazzo che s’immergeva ed esplorava. Mi porto dentro tante cose e non rinuncio alle mie radici: qui torno tutti gli anni. E poi ci sono tanti legami con la mia città. Ho scoperto solo nel 1996, quindici anni dopo la sua morte, che Rino Gaetano era mio cugino. Proprio in questi giorni mi ha contattato Giorgio Verdelli, regista del documentario su Rino che verrà presentato al Festival del Cinema di Roma, dove anche io sarò, per chiedermi un contributo".