FIRENZEUn ritorno più che aspettato, quasi bramato da chi ha amato e ama gli Afterhours. Ma forse dovremmo dire il rock in generale, quello suonato e creato per essere goduto, fuori dalle logiche di mercato. È per questo che il ‘Ballate per piccole iene Tour’ ha fatto il tutto esaurito in tante tappe, compresa la data fiorentina, quella di sabato 28 all’Anfiteatro Ernesto de Pascale, l’unica data toscana degli appuntamenti estivi. Un ritorno live che non si vedeva da anni in un concerto vero e proprio per il gruppo capitanato da Manuel Agnelli, dopo il trentennale del 2018 al Mediolanum Forum di Assago.
E quale momento migliore se non il ventennale dall’album cult del 2005, quel ‘Ballate per piccole iene’ che rivoluzionò, nel suo piccolo, la musica di un gruppo che sembrava in una fase di stallo. Un disco che ha fatto la storia, dove alcuni brani hanno rappresentato una vera e propria novità per il sound italiano, con alcune tracce indimenticabili come ‘La vedova bianca’ e ‘Carne fresca’.
Un album che è stato ripubblicato a inizio giugno, completamente rimasterizzato, in un’esaltazione del dettaglio, ma senza lo stravolgimento del suono, degli strumenti e della voce originale. Al tempo fu Mescal a pubblicare il disco, oggi è Universal, in tracce accompagnate da collaborazioni interessanti, come quella con Greg Dulli, incontrato a Las Vegas, o grazie al lavoro di John Parish su sei tracce.
Mentre non manca la chitarra di Hugo Race nella title track. Un album che fu presentato anche in versione inglese grazie all’etichetta One Little Indian, britannica e storicamente legata a Björk, che valse al gruppo un tour mondiale e una critica positiva sui media statunitensi (e non solo).
Un tour, questo ‘Ballate per piccole iene’ che partirà da Bologna il 26 e che vedrà toccare poi le grandi città italiane, da Genova a Torino, passando per Milano, Napoli e Roma. Firenze è la seconda città, con Andrea Viti al basso, Dario Ciffo a chitarra e violino, Giorgio Prette alla batteria. In una formazione che con Manuel Agnelli ricalca la stessa che prese parte alle registrazioni del disco originale, l’ottavo della loro carriera, e che oggi rappresenta un ritorno a quelle origini, veramente storiche, per gli Afterhours. Insomma, un calore, un bisogno di rock che Firenze sembra aver bisogno di fagocitare, per ritrovare l’essenza di quell’alternativa senza orizzonte, tra le note di un mondo che, oggi come allora, è sempre attuale.
Lorenzo Ottanelli