
Un residente e i vigili del fuoco, che oltre a domare le fiamme hanno dovuto anche chiudere alcune vie del quartiere
"Le periferie devono essere seguite, con costanza. Altrimenti le perdiamo un’altra volta".
Tea Albini – ex parlamentare, con una vita politica intera intera spesa nella trafila Pci-Pds-Ds-Pd local – lancia un monito che non vuol essere di critica, ma piuttosto costruttivo. O meglio correttivo. Perché lei quel lembo di città – che non è più Novoli e non è mai stata Piana e poco ha a che spartire con i vecchi borghi di Brozzi e Peretola da cui ’ereditò’ negli anni’60 alcuni residenti, senza un baricentro vero se non suoi i enormi caseggiati – lo conosce come le sue tasche. "Ci fu un grande sforzo per sostenere quel quartiere all’inizio degli anni Duemila" dice Albini ricordando di come Palazzo Vecchio provò a metter mano a una zona complessa e delicata.
Albini, ci racconti.
"Le Piagge erano da sempre un quartiere complicato, con molte difficoltà legate anche all’isolamento rispetto al resto della città".
Quale fu la vostra strategia?
"All’epoca ero assessore al patrimonio non abitativo nella giunta Domenici. Con il collega Biagi ci adoperammo per fornire nuovi servizi alla comunità".
Ce li ricordi.
"Facemmo una trattativa con la Coop per l’apertura di un punto vendita nel quartiere, poi con le Ferrovie perché fosse allestita la piccola fermata del treno che c’è ancora oggi. In più portammo il distretto sanitario e l’asilo nido che ricordo inaugurammo con Daniela Lastri".
E poi venne il Viper, il primo vero spazio di socialità nella zona.
"L’intenzione era quella di creare un luogo di aggregazione che fungesse anche da legame tra le Piagge e gli altri quartieri della città. E funzionò. Ma all’inizio dovemmo seguire tutto costantemente".
In che senso?
"Il presidio a livello di istituzioni nella zona era continuo. C’era la nostra presenza, per questo il piano di rinascita delle Piagge funzionò".
E oggi cosa c’è che non va?
"Vede, io non voglio attaccare nessuno.
Però?
"Però se le periferie non si seguono da vicino con politiche attive si torna al punto di partenza. E tornano puntuali i problemi. E guardi glielo dico senza sapere bene cosa sia successo in queste ore, ma che mi pare comunque di capire sia legato a una situazione di degrado".
E’ mancata la volontà politica di sostenere nel tempo questo quartiere?
"Beh, forse sì. Già a partire dal governo cittadino che arrivò dopo di noi. Io da assessore incaricai l’architetto Giancarlo De Carlo ha di sviluppare un piano guida per la ruqualificazione dell’area".
E poi cosa successe?
"Chi venne dopo di noi, e parlo quindi della giunta Renzi, forse non sentì la necessità di portarlo avanti".
Emanuele Baldi