STEFANO BROGIONI
Cronaca

La maxi inchiesta fiscale. Sigilli a quattro ristoranti. Imprenditore ai domiciliari

Grossista di carni di Campi Bisenzio aveva lanciato anche un progetto con il noto chef Rugiati. Ecco quali sono i locali finiti sotto sequestro .

Il ristorante di Campi Bisenzio della galassia Vezzani

Il ristorante di Campi Bisenzio della galassia Vezzani

FIRENZEUn 51enne di Campi Bisenzio, Alessandro Vezzani, grossista di carni, è agli arresti domiciliari da alcune settimane nell’ambito di un’inchiesta della procura di Pistoia sulle modalità di gestione di supermercati, reparti macelleria nella grande distribuzione e ristoranti. Somministrazione illecita di manodopera, falsificazione di fatture e sfruttamento dei lavoratori, molti dei quali in condizioni di bisogno e impiegati in violazione delle normative contrattuali e previdenziali: queste le accuse contestate a vario titolo nella maxi inchiesta. Tra i 14 indagati, anche la moglie di Vezzani, I.V., 49 anni, raggiunta dalla misura dell’obbligo di dimora. Sono entrambi difesi dagli avvocati Francesco Maresca e Massimo Campolmi.

"L’imputazione risulta complessa e molto articolata e per questo motivo i sottoscritti difensori stanno valutando ogni iniziativa in favore degli assistiti", dichiarano i legali.Nella galassia di 17 società facenti capo a Vezzani, c’erano anche quelle che gestivano il “Carnam“ di Campi Bisenzio, un “ciccia club“ che ha avuto come consulente anche il noto chef Simone Rugiati (estraneo all’inchiesta), ed il “Borderline“ di Firenze e Campi. Quest’ultimo, va avanti grazie alla curatela ordinata dal gip di Pistoia, Luca Gaspari, in seguito a un provvedimento di sequestro emesso l’estate scorsa.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pistoia, le imprese avrebbero utilizzato cooperative fittizie per “affittare” manodopera senza alcuna autorizzazione ministeriale, aggirando le norme su retribuzione, orari e contributi previdenziali. Invece, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i lavoratori venivano impiegati come dipendenti a tutti gli effetti, ma con diritti ridotti, straordinari non pagati, ferie negate e senza gli scatti di anzianità previsti. Inoltre, in alcuni casi le stesse aziende avrebbero assunto direttamente parte dei 103 lavoratori coinvolti, sottoponendoli a condizioni retributive e contrattuali gravemente lesive.

Le società, tra il 2019 e il 2023, avrebbero emesso e ricevuto fatture per oltre 10 milioni di euro, evadendo l’Iva per circa 2 milioni, somma oggetto del sequestro preventivo eseguito dalla Guardia di Finanza. Oltre alle somme presenti sui conti correnti, il provvedimento ha colpito beni aziendali e quote societarie di 17 imprese, comprese le note attività di ristorazione tra Firenze e Campi Bisenzio, più una a Vada.La manovra illecita avrebbe generato un vantaggio competitivo sleale rispetto alle aziende in regola: azzeramento dei costi previdenziali, detrazioni indebite dell’Iva e risparmi sul costo del lavoro. Il gip, accogliendo la ricostruzione della Procura, ha disposto le misure cautelari e il sequestro preventivo, sottolineando la gravità e l’estensione delle condotte contestate.

stefano brogioni