
Sono davvero pochi i libri che possono dirsi in grado di definire un’epoca. Questo lo è. E’ un ’come eravamo’...
Sono davvero pochi i libri che possono dirsi in grado di definire un’epoca. Questo lo è. E’ un ’come eravamo’ di gelida violenza, di narcisismo spietato, di consumismo freddo: uno spaccato terribilmente reale di come era, e forse è ancora, la New York della fine degli anni ’80, e non solo New York. Lo scrittore Irvine Welsh ha scritto che ’American Psycho’ di Bret Easton Ellis, pubblicato nel 1991 e simbolo assoluto di quel decennio edonista all’ennesima potenza, è "un classico moderno", "uno dei due lavori di fiction sullo spirito del nostro tempo che hanno definito l’America tra la fine del secolo scorso e l’inizio di questo, insieme a ’Fight Club’ di Chuck Palahniuk".
Ellis descrive la frenetica New York degli anni ottanta dal punto di vista di Patrick Bateman, un giovane di successo che lavora a Wall Street di giorno ma che di notte si trasforma insospettabilmente in un pericoloso e ferocissimo serial killer torturatore. Gli omicidi sono uno spunto per raccontare quel mondo superficiale e dissoluto, dove le persone che gravitano attorno a lui – amici, colleghi, donne – vengono classificate in base a quali abiti firmati indossano (dei quali lui riconosce a colpo sicuro lo stilista. e che descrive minuziosamente), fa lunghe sessioni di ginnastica nella palestra più esclusiva, beve "venti litri di acqua Evian al giorno" e trascorre notti a base di sesso, alcol e cocaina nei locali più esclusivi di Manhattan, annoiandosi però regolarmente. Le luci, i colori e le immagini patinate sono il ritratto degli anni ‘80. E Patrick vive la sua vita di giorno, quella normale ma che normale non è, con folli ossessioni, come riuscire a prenotare un tavolo al Dorsia, il ristorante più frequentato dal suo idolo Donald Trump o noleggiare quasi in modo maniacale la vid1eocassetta del film ’Omicidio a luci rosse’. Ma questo avviene di giorno, perché la notte lo scenario cambia, e Patrick si trasforma in un mostro che uccide in modo brutale, sadico e perverso (e descritto con spietatezza lucida, degna dei neon da sala operatoria).
Ellis, che fu pesantemente criticato proprio per il racconto della violenza, usa peraltro l’espediente del racconto al presente e in prima persona, che costringe il lettore a immedesimarsi nel protagonista e lo incolla alle pagine. E’ un libro tosto, a momenti disturbante, ma che mostra con crudezza l’assoluta banalità del male in un decennio carico di perversioni.
Bret Easton EllisAmerican PsychoEinaudi