
Francesco Amerighi, presidente Cna Firenze Metropolitana, chiede uno sforzo alla sindaca per le imprese
Lavorare quasi duecento giorni l’anno senza guadagnare un euro, solo per il fisco. È quanto accade alle imprese fiorentine, che nel 2024 hanno lavorato fino al 17 luglio per pagare tasse e contributi, con un peso della pressione fiscale che arriva al 54,4% del reddito. Significa che più di metà dei guadagni prodotti restano allo Stato, alla Regione e al Comune. Secondo i dati dell’Osservatorio sul fisco di Cna, Firenze si colloca tra i capoluoghi di regione con la tassazione più elevata. Peggio fanno soltanto Bologna, dove il Total Tax Rate tocca quota 56%, e Napoli, ferma al 54,9%. In media, a livello nazionale, la pressione fiscale sulle imprese è del 52,3%, con un tax free day – cioè la data in cui si smette di lavorare per il fisco e si inizia a produrre per sé e la propria famiglia – che cade il 9 luglio. In particolare per misurare la pressione fiscale, Cna ha preso come riferimento un’impresa tipo individuale con laboratorio artigiano di 350 metri quadrati o un negozio di proprietà di 175, ricavi per 431mila euro, reddito d’impresa di 50mila euro, quattro operai e un impiegato, con costo del personale pari a 165mila euro, 160mila euro di costo del venduto e altri costi e ammortamenti per 56mila euro.
Claudio Landi, titolare del Salone Renato di via San Gallo, uno dei tanti artigiani che dedica più di metà anno alle scadenze, è chiaro: "Lo Stato è come se fosse un altro socio da stipendiare. Con imposte così alte non siamo concorrenziali, per esempio una delle voci più pesanti è il costo del lavoro. Con un abbattimento potremmo riuscire a dare buste paghe più elevate. Senza considerare la burocrazia che pesa come una tassa".
A Firenze la fotografia è impietosa: il 34,2% del reddito se ne va tra imposte erariali e contributi di invalidità, vecchiaia e superstiti, lo 0,9% tra tasse regionali e il 19,3% entra nelle casse del Comune. Una combinazione di tributi locali elevati e valori catastali molto alti che penalizza fortemente artigiani e commercianti. Un peso enorme, anche se con qualche spiraglio: la pressione fiscale, infatti, è in lieve calo rispetto al passato, con una riduzione dello 0,5% rispetto al 2023 e addirittura del 7,9% se confrontata con il 2019. Un miglioramento troppo lento, però, per incidere davvero sulla competitività delle imprese.
"L’analisi dell’osservatorio evidenzia un lieve calo della pressione fiscale sulle imprese, ma resta chiaro che la forte tassazione continua a essere tra i principali ostacoli allo sviluppo – spiega Francesco Amerighi, presidente di Cna Firenze Metropolitana –. È necessario un sistema tributario più snello, semplice ed equo, capace di favorire la competitività delle aziende. La proroga concessa per la riforma fiscale dovrebbe essere l’occasione per attuare l’equiparazione delle detrazioni indipendentemente dalla natura del reddito e la separazione della tassazione tra ciò che viene distribuito e ciò che viene destinato ai consumi personali". Amerighi punta il dito anche sul peso dei tributi comunali: "L’incidenza è forte. Suggeriamo alla sindaca Funaro di prendere in considerazione le proposte che le abbiamo consegnato alla fine di giugno per ridurre la burocrazia sulle imprese. Attuarle significherebbe abbattere i costi che gravano sul nostro sistema economico senza ridurre le entrate di Palazzo Vecchio". Sulla stessa linea Lorenzo Cei, direttore generale dell’associazione: "Il livello di tassazione è la questione principale, ma il fisco è anche complicato. La riforma va nella giusta direzione ma occorre completare il progetto ed evitare modifiche continue".