
Via ai torpedoni in piazzale Vittorio Veneto. Ognissanti brinda ai nuovi arrivi e i viali respirano. Ma gli accompagnatori non ci stanno: "Stiamo pensando di radunarci per una class action".
di Gabriele Manfrin
"Con questo caldo farsela a piedi fino al centro è follia. Un ragazzo americano si è sentito male per il sole". L’ha detto senza alzare la voce, come si dice una cosa ovvia, l’operatrice turistica che accompagna i passeggeri dei megabus turistici, da ieri parcheggiati in piazzale Vittorio Veneto ai margini delle Cascine. Non più in Santa Croce, nel cuore della città. Una scelta che divide: se da un lato viene letta come un modo per alleggerire il traffico e dare respiro al lungarno della Zecca Vecchia, dall’altro gli operatori del settore la bollano come illogica e penalizzante, sia per i commercianti di Santa Croce che per gli stessi turisti.
Dalle prime ore del mattino i bus hanno cominciato ad accodarsi nel piazzale, scaricando centinaia di turisti sotto un sole verticale. Cappellini bianchi, ventagli improvvisati, zaini in spalla e la fronte lucida di sudore. I primi a scendere sembrano spaesati, poi ne arrivano altri, fino a diventare un fiume umano che scorre sull’asfalto rovente. Ci sono brasiliani, asiatici, tanti americani. Borraccia stretta al petto e passo lento, come chi si è appena svegliato in una città che ancora non conosce.
Ad attenderli ci sono gli agenti della Municipale: indicano la strada, consigliano di seguire i lungarni evitando che i visitatori, per sbaglio, puntino verso il parco delle Cascine. "Il centro è dall’altra parte" dicono. E infatti si spalmano sul viale come una processione. Tutto a piedi, tutto sotto il sole: i visitatori si muovono ordinati e in fila e senza protestare. Ma soprattutto, pur in una giornata di caos come ieri, i viali da piazza della Libertà, hanno respirato, liberati dal peso dei bestioni.
Qualcuno intanto ieri ha tentato di prendere la tranvia dalla fermata della Cascine ma, come racconta un autista, riuscire a salire è un’impresa: "I nostri gruppi sono da cento persone, anche di più – lo dice si asciuga la fronte – Come facciamo a infilarli tutti su un solo convoglio? È impensabile, gli tocca camminare". "Stiamo parlando di turisti che restano in città poche ore, e noi passiamo metà del tempo a camminare – sbotta una guida – che senso ha? Non ci sono bagni, non c’è una tettoia". I bagno in realtà ci sono: è la mini flotta messa a disposizione dal Comune nei locali del Central Club. Ma in molti non lo sanno e così l’unico bar aperto delle Cascine, viene preso d’assalto.
Gli accompagnatori si muovono con la lista in mano, urlano nomi, radunano, contano, si perdono. "Uno dei miei turisti, un ragazzo americano, si è sentito male poco dopo il ponte – racconta una guida circondata da centinaia di giovai di Boston– Ci siamo fermati. C’era chi tremava, chi boccheggiava. L’aria era rovente. Non si può pretendere che gruppi di questa portata attraversino la città a piedi con queste temperature come se nulla fosse". Eppure, lo fanno. Li vedi camminare in silenzio, ordinati, qualcuno col fazzoletto in testa, altri già rossi in volto. Qualcuno trascina lo zaino, altri si passano la crema solare come in spiaggia. Difficile dire se si sentano benvenuti. "La verità – sospira un’altra accompagnatrice – è che stiamo pensando a una sorta di class action. Vogliamo riportare il punto di arrivo a Santa Croce. Almeno lì si lavorava bene. Così no".
Secondo gli operatori c’è poco da ragionare: durante il tragitto non c’è ombra, non ci sono panchine, "non c’è niente". E anche il nuovo punto di sosta, collocato alle porte della città, fa discutere: un autista appena scaricati i turisti prova a intavolare una trattativa con la Municipale: "Ho chiesto se potevo evitare di tornare in vale Piombino dove c’è il parcheggio. Con questo traffico arrivarci è un inferno. Ma niente da fare" E mentre la città si riempie, i turisti continuano ad arrivare. li accoglie così: a tre chilometri da quel che sono venuti a vedere. Per loro il Rinascimento, prima, passa da qui.