
Un'area cani a Firenze
Firenze – Il suo cane, all’interno dell’apposita area ma senza guinzaglio, urtò e fece cadere un’altra proprietaria di un cane, causandole la rottura del braccio e una successiva lunga riabilitazione. L’assicurazione sull’animale non ha coperto il danno in quanto esso si trovava “sciolto“, e ora il tribunale civile di Firenze (giudice Micaela Picone) ha condannato al risarcimento di oltre 22mila euro la padrona dell’animale che causò il “tamponamento“.
La situazione che si creò nell’area cani di piazza D’Azeglio nel novembre del 2020, secondo il tribunale, non ricade nel perimetro tracciato dalla Cassazione del “caso fortuito”, ovvero di una situazione di “imprevedibilità, inevitabilità ed assoluta eccezionalità”. Ma di qualcosa di evitabile con una condotta più accorta della responsabile del cane.

Il tribunale ha ricostruito che nel recinto a loro dedicato della centralissima piazza fiorentina, alcuni cani iniziarono a rincorrersi, tra cui quello della donna finita a processo che, urtando l’altra proprietaria, la fece rovinare a terra. Nel respingere la pretesa della controparte, la difesa del cane “danneggiante“ ha invocato quanto meno un concorso di responsabilità tra le due proprietarie, in quanto anche l’altra si trovava dentro l’area cani.
Ma secondo il giudice “l’ingresso volontario in un parco in cui sono ammessi i cani non comporta di per sé l’assunzione del rischio, da parte sua, di poter subire danni da parte degli stessi”. E il giocare con gli animali non equivale, si legge ancora, ad “amplificare“ la “naturale esuberanza” dei quadrupedi che correvano liberi. E non è rilevante neppure che, nel momento dell’urto, fosse “distratta” a parlare con altri proprietari di cani, “non essendovi alcuna norma di prudenza che impone di non relazionare con terzi peraltro in un luogo di per sé non pericoloso”.
E non c’entra, ha puntualizzato ancora il giudice, che pure il suo quattrozampe fosse tra gli animali che stavano correndo in tondo e che lei, con il marito, fosse rimasta dentro all’area cani: “È un comportamento del tutto usuale, e anzi consigliabile, per i padroni dei cani rimanere nella stessa area”. Quindi, anche se nelle aree cani è riconosciuta “la facoltà di tenere liberi i cani” secondo il tribunale “ciò non significa che i padroni degli stessi siano autorizzati a disinteressarsene dovendo pur sempre mantenere su di essi una costante vigilanza ed un controllo più attento a maggior ragione se ci si trova in un’area pubblica ove sono presenti altre persone”.
La rovinosa caduta causata costò alla donna un intervento chirurgico e 162 giorni di prognosi e i postumi sono stati periziati da una consulenza medico-legale del tribunale, che ha accertato danni alla salute e morali, consistiti, quest’ultimi, nel “patema d’animo” sorto “per i ragionevoli dubbi che possono sorgere sulla reale ripresa della funzionalità”. Totale: 22.328 euro.