
Il governatore uscente Eugenio Giani osserva dalla platea i lavori della direzione del Pd
I sommersi e i salvati del Pd. Il candidato del campo largo Eugenio Giani, nel momento clou della direzione da singolar tenzone a Firenze, richiama il suo popolo all’"unità" e alla "responsabilità" prima di fissare l’asticella: "L’Emilia ha fatto il 56%, noi dobbiamo andare sopra". Ma a quel punto la frattura tra la segreteria schleiniana con l’ala riformista (soprattutto gli esclusi) e le federazioni ai confini del regno di Firenze era insanabile. Tutta colpa della manovra a tenaglia brevettata da Emiliano Fossi e Marco Furfaro: quattro deroghe e listino bloccato a tre, il massimo consentito, opzionato per la prima volta. "Abbiamo solo usato uno strumento previsto dalla legge elettorale", l’attenuante di Fossi. Che annuncia a bocce ferme: "Lista ambiziosa, rinnovata dalla quale inizia un nuovo percorso che vede il partito sempre più forte e centrale". Tradotto: più schleiniani che riformisti e così sarà anche in giunta.
I SOMMERSIIl Pd Toscana si è sbarazzato del "cacicco" aretino: Vincenzo Ceccarelli. Il gettone da riscattare dopo 15 anni in Regione ci sarebbe: le comunali ad Arezzo nel ‘26. Depennati, per il tetto a due mandati, Enrico Sostegni (13mila preferenze nel 2020 nell’Empolese Valdelsa), Lucia De Robertis (7mila ad Arezzo), capofila della decina di ‘piddini volenterosi’ che hanno votato no, la coppia della costa Gianni Anselmi (Val di Cornia) e Francesco Gazzetti (Livorno). A Massa niente da fare per Giacomo Bugliani, così come per i pistoiesi Federica Fratoni e Marco Niccolai. Una pattuglia di ‘pre-pensionati’ che nel 2020 valsero messi insieme 80.926 preferenze. A cui il Pd ha detto nel nome del rinnovamento: anche basta.
I SALVATISette salvacondotti per non far saltare in aria gli schemi di partito. Siena vince sull’assessore alla Sanità Bezzini che ottiene la deroga regionale. Idem Grosseto per l’assessore allo Sviluppo Economico Leonardo Marras (18mila preferenze). E’ il Nazareno però a spegnere l’incendio di Pisa con due deroghe nazionali per l’assessora all’Istruzione schleiniana Nardini e al presidente del Consiglio bonacciniano Mazzeo. Il colpo di teatro è tutto riservato al listino: oltre al volto simbolo dem dei diritti civili, seguono Iacopo Melio il sindaco di Montignoso Gianni Lorenzetti per "dare rappresentatività" a un territorio castrato dal diabolico meccanismo della legge elettorale. E lei, Simona Querci, imposta su Pistoia. Per Monia Monni porte spalancate per il ritorno diretto in giunta senza passare dal via delle urne. La postilla è per Serena Spinelli: partito diviso sulla necessità o meno di deroga visto i mandati con due partiti diversi. Ma non per la segreteria: capolista senza salvagente nel Mugello e Chianti (Firenze 2).
TERRITORI IN SUBBUGLIOA Pistoia sorride il capolista Bernard Dika dopo sette anni da portavoce di Giani, piangono i ‘giacomelliani’ e il rivale diretto Riccardo Trallori su cui si è speso però l’uscente Niccolai. Massa salvata dal listino, Grosseto lamenta la fine "della stagione unitaria post congresso", Livorno chiede in direzione il voto separato tra lista e listino in aperta contestazione a Fossi. Tutti territori a rischio rappresentatività. Ma a rischiare un seggio in meno, chi dice in città chi nel Chianti è anche Firenze. Realisticamente i seggi buoni sono i primi 15 con molti capoluoghi di provincia ridotti a un singolo eletto. Come potrebbe toccare a Lucca. Già la terra di Valentina Mercanti, con l’ex sindaco Tambellini capolista a contendersi il seggio con il consigliere uscente Mario Puppa e, lato Versilia, Del Dotto. Non Luca Menesini ("Hanno scelto di non candidarmi"), e neanche la presidente dell’assemblea regionale dem che al congresso sfidò Fossi con la mozione Bonaccini.
Infine Pisa, città guazzabuglio: partito verso il congresso commissariato da Elly Schlein, e gran subbuglio a causa dell’esclusione dell’assessora di Pontedera Sonia Luca, indicata all’unanimità dal Pd della Valdera, un gruppo che minaccia di uscire dal Pd per costituire Pontedera Democratica. A mettere nero su bianco undici sindaci capitanati dal primo cittadino di Pontedera: chiedono al commissario Peluffo e al segretario Fossi "di adoperarsi affinché il quadro delle candidature dem nel collegio pisano torni a contraddistinguersi in chiave plurale e rappresentativa dell’elaborazione politica dei territori".