
Firenze, 10 novembre 2023 - “Nella app della scuola non ci possono essere giochi e barzellette da usare come passatempo. E' un messaggio incoerente, che mette in confusione i ragazzi e incrina la loro fiducia nei confronti degli adulti”. Per questo Edoardo Mughini, psicologo dell'età evolutiva dell'associazione Il Cerchio di Firenze, lancia un appello a genitori, docenti, dirigenti scolastici perché scrivano un'email a Spiaggiari ([email protected]), il gruppo di Parma che gestisce ClasseViva, una delle app più utilizzate dalle scuole come registro elettronico, chiedendo di rimuovere dall'applicazione ogni contenuto che non riguardi la scuola. Un mailbombing di protesta, dunque, con l'obiettivo di tutelare i minorenni e la loro salute.

Come mai ha preso questa iniziativa?
“Ho scoperto per caso che nella app attraverso cui la scuola comunica con i genitori, nella quale vengono scritti i compiti e indicati i voti da parte dei docenti, ci sono anche dei giochi da fare come passatempo. A farmelo presente è stata una studentessa di prima media della Poliziano, scuola nella quale coordino con l'associazione il doposcuola. Sono rimasto incredulo. L'app che rappresenta l'istituzione scolastica fa comparire in maniera causale dei giochini sulla pagina iniziale dei compiti e questo quando tutti gli esperti dicono invece che è importante che i ragazzi facciano un uso limitato di smartphone e dispositivi elettronici. La stessa studentessa, nel raccontarmelo, ha evidenziato l'incoerenza del messaggio. 'Ci fanno fare gli incontri a scuola con la polizia postale, che ci dice di usare meno il cellulare, ma poi mettono i giochi su ClasseViva', è stata la sua riflessione”.
Che conseguenze può avere questo messaggio sui ragazzi?
“Può sembrare cosa da niente, ma personalmente ritengo che questa sia una piccola, ma significativa contraddizione. Tanti genitori sono alla ricerca di risposte, a centinaia seguono infatti i miei corsi sulla gestione del cellulare per i minori, ma poi si trovano in un contesto, fatto di messaggi non coerenti, avvertiti dagli stessi ragazzi, che non li aiuta affatto. Messaggi che creano difficoltà nella relazione genitori-figli, in quanto questi ultimi si rendono conto che gli adulti dicono una cosa e poi ne fanno un'altra. Di fronte a questo, nei nostri ragazzi scatta la sfiducia. Non li aiutiamo a crescere”.
Secondo lei, sotto una certa età, i genitori dovrebbero proibire l'uso di dispositivi elettronici e in particolare dei cellulari?
“Fino alla prima media niente cellulare ai ragazzi. Prima dei 13 anni niente smartphone (però poi dalla prima media si chiede di leggere i compiti sul registro elettronico con un'app per la quale è necessario averlo, altro messaggio incoerente). Dalla quinta elementare in giù i bambini dovrebbero stare al massimo un'ora al giorno in totale sui dispositivi elettronici, che siano tablet, computer, consolle. Due ore prima di andare a letto via tutto, perché i cellulari possono incidere negativamente anche sulla qualità del sonno. Io suggerisco di creare una 'drop-box', una scatola dove tutti gli smartphone della famiglia (anche dei genitori, che devono dare il buon esempio) vengono lasciati dopo cena. E poi, ovviamente, niente cellulare o televisione accesa durante i pasti. Certi rituali devono essere protetti, per il bene della famiglia”.
Il genitore deve controllare il cellulare del figlio?
“Almeno fino alle medie è importante installare sistemi come Parental Control o Family Link per collegare il cellulare del genitore a quello del figlio. In questo modo è possibile sapere quanto tempo il minore sta al cellulare, quali app usa, quali usa di più e il genitore può anche impostare il tempo di utilizzo e lo spegnimento del dispositivo. Un'altra cosa importante è conoscere le app che usano i figli. Installarle sul proprio cellulare, provarle, vedere come funzionano, perché solo così ci si rende conto di quelle che possono essere le conseguenze e i rischi e solo in questo modo si può educare digitalmente i figli sulle app che hanno installato”.
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