MANUELA PLASTINA
Cronaca

È salvo il capolavoro trafugato. Finalmente la Medusa torna a casa

La scultura attribuita al Giambologna era sparita un secolo fa dalla Fonte della Fata Morgana. Dal riconoscimento tra i beni all’asta al sequestro: l’operazione dei carabinieri per la tutela del patrimonio.

Medusa è tornata a casa. La scultura in marmo attribuita al Giambologna che rappresenta la testa della figura mitologica, trafugata oltre un secolo fa dalla Fonte della Fata Morgana a Bagno a Ripoli, è stata riportata nella sua terra. A restituirla nella proprietà del Comune è stato il comandante del Gruppo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, il tenente colonnello Giuseppe Marseglia, che l’ha simbolicamente consegnata al sindaco Francesco Pignotti. Un ritorno a casa emozionante, anche se momentaneo: per rendere quest’opera d’arte fruibile da subito al pubblico, probabilmente sarà ospitata in qualche museo fiorentino, come il Bargello. Ma intanto è stata trovata, salvata e riportata alle sue origini.

La presenza dell’opera nel Ninfeo è attestata in un documento del 1868; in un articolo redatto nel 1961 da due storici, si parla della sua asportazione insieme ad altri elementi lapidei. Nel 1997 il Comune di Bagno a Ripoli, proprietario del Ninfeo, ne ha denunciato la scomparsa. Non se ne aveva più traccia. Finchè Neri Torrigiani e Sabina Corsini non l’hanno riconosciuta tra i beni all’asta. Gli organizzatori di "Artigianato e Palazzo" sono particolarmente legati alla Fata Morgana: pochi anni fa, per volontà dell’ora scomparsa principessa Giorgiana, avevano organizzato un’importante raccolta fondi per il recupero del Ninfeo del Giambologna.

Il loro riconoscimento, ha portato alla sospensione dell’asta con sequestro da parte del Nucleo di tutela del patrimonio artistico di Firenze. La nobildonna proprietaria del bene – che non ha alcuna colpa nell’asportazione dell’opera – ha presentato ricorso, bocciato dalla Corte di Cassazione: l’asportazione non era autorizzata e il bene doveva tornare al legittimo proprietario. Cosa che ieri è successa, grazie alla collaborazione tra magistratura e i vari reparti dell’Arma dei Carabinieri, il Ministero della Cultura, la Soprintendenza. Realizzata in marmo bianco, la testa di Medusa presenta nella parte inferiore 3 fori perfettamente corrispondenti e compatibili con i tubi presenti nella parete della vasca del Ninfeo, in cui era collocata originariamente. Non c’è dubbio che sia proprio l’unico elemento superstite di un apparato decorativo di grande raffinatezza del complesso del Ninfeo, concepito a corredo di una delle vasche. Emozionato alla cerimonia di riconsegna del bene il sindaco Francesco Pignotti: "Stiamo già lavorando con la Soprintendenza per restaurare tutta la Fonte, rendere l’edificio più resistente e sicuro per accogliere la Testa e rimetterla al suo posto, in una delle fontane – sottolinea -. Tutto questo non sarebbe possibile senza il supporto di tante altre realtà che hanno dimostrato di avere a cuore questo luogo, come Artigianato e Palazzo e l’Autorità idrica Toscana che cofinanzierà il restauro. Il nostro patrimonio culturale è parte integrante della nostra identità: faremo quanto possibile per valorizzarlo come merita".