
I carabinieri arrivati alla chiesa di Santa Maria Maddalena nei momenti successivi la spaccata. Sopra il sindaco Montebello e don Alessandro in visita al dipinto alla mostra di Roma
Manca la pistola fumante e forse proprio per questo l’atmosfera è ancora più intrigante e complicata. Sono passati 6 anni da quello che è stato definito uno dei furti d’arte più geniali mai architettati: quello della Crocifissione di Cristo di Pieter Brueghelquadro custodito nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Castelnuovo Magra. Originale e cinematografico, vuoi per l’interpretazione di una banda bassotti che ne ha combinate di tutti i colori che per le comparse e attori che hanno reso perfetta la trama di quello che è stato un “non furto”. Perchè il quadro originale in realtà non è mai stati rubato ma attualmente è conservato al sicuro al Museo Diocesano a Sarzana dopo un viaggio infinito che lo ha portato prima a Genova poi a Spezia e Roma. Nell’attesa di tornare a Castelnuovo Magra resta ad arricchire il museo religioso di piazza Firmafede grazie alla sua nuova veste restaurata dopo anni di permanenza all’interno della chiesa del borgo collinare castelnovese e tante traversie, furti e ritrovamenti che anche in passato ne hanno segnato la sua permanenza. Ma il 13 marzo 2019 nessuno lo ha rubato, anche se i ladri su commissione hanno pensato davvero di essere riusciti a portarsi via all’interno di una vecchia Peugeot il dipinto del XVII secolo del pittore fiammiingo Pieter Brueghel il giovane. Opera dal valore stimato intorno ai 3 milioni di euro. Un testo che qualcuno voleva rubare. E qui si apre il giallo.
Ai carabinieri è arrivata una soffiata, giusta e attendibile. Si era sparsa la voce dell’arrivo a Castelnuovo Magra di un commando pronto a prendersi il prezioso dipinto e si doveva fare in fretta per organizzare la trappola. Non arrestare i ladri ma scoprire i mandanti. E così i carabinieri hanno messo in atto una trama straordinaria, avvalendosi della partecipazione del sindaco Daniele Montebello, del parroco Alessandro Chiantaretto e qualche fedele. In tutti i sensi. E’ stato deciso di sostituire all’interno della teca blindata il quadro originale, intanto uscito da una porta secondaria tra le braccia dei carabinieri del nucleo di tutela dei beni artistici e del patrimonio culturale, con un poster di quelli in vendita a pochi euro all’ufficio di promozione turistica. Abbassando le luci della chiesa si sarebbe poi creato quell’effetto ombra per confondere ulteriormente le acque. Anche se una parrocchiana, la signora Marta da sempre presenza assidua nella chiesa, vide qualcosa di strano e lo riferì al parroco. E venne così coinvolta nella messa in scena co la consegna del silenzio e della promessa di non intervenire mai in nessuna situazione sospetta e frequentare la chiesa il meno possibile. Insomma lasciare campo libero ai ladri senza interferire. E quel 13 marzo poco dopo le 13, nel borgo deserto e i residenti a pranzo, è stato compiuto il raid. Due uomini a colpi di mazza hanno distrutto la teca, rubato il quadro e fatto scattare l’allarme per interminabili minuti. E poi la partenza in automobile, sgommando e urtanto una transenna di segnalazione dei lavori in corso on tanto di retromarcia per correggere la corsa. Il tutto mentre chi sapeva è rimasto immobile, per evitare brutte reazioni. Il dipinto originale è stato restaurato e poi esposto in una mostra a Castel Sant’Angelo a Roma dedicata alle opere d’arte recuperate dai carabinieri. Per l’occasione sindaco, parroco e alcuni residenti si sono presentati nella capitale per “riabbracciare” il loro tesoro. Chi ha commissionato il furto? Il poster rubato sarà realmente arrivato a destinazione e soprattutto con quale risultato essendo uscita appena qualche ora dopo la notizia del raggiro? Un caso ancora irrisolto e misterioso.
Massimo Merluzzi