
Da sinistra, Paolo Vanni, nipote di Mario, gli avvocati Antonio Mazzeo e Valter Biscotti, l’entomologa Fabiola Giusti
di Stefano BrogioniFIRENZELa richiesta di revisione della condanna del “compagno di merende“ Mario Vanni approda in Cassazione. Dopo il "no" dello scorso luglio della corte d’appello di Genova, saranno infatti i giudici della Suprema Corte a stabilire se l’istanza presentata dai legali Antonio Mazzeo e Valter Biscotti per conto di Paolo Vanni, nipote del postino di San Casciano condannato all’ergastolo in qualità di “spalla“ di Pietro Pacciani, debba essere discussa in aula.
Nel loro ricorso, i legali intendono sottoporre alla valutazione della Cassazione l’atteggiamento dei giudici genovesi, che non si sarebbero limitati di esprimere un giudizio sull’ammissibilità della domanda ma si sarebbero addentrati nella questione tecnico-giuridica della nuova prova introdotta dalla parte. E cioè la consulenza entomologica, firmata dal professor Stefano Vanin e dalla dottoressa Fabiola Giusti, che retrodata di 56 ore il delitto avvenuto quarant’anni fa a Scopeti: il venerdì notte e non la domenica, come invece sostengono le perizie medico-legali dell’epoca e come riferì il “pentito“ Giancarlo Lotti chiamandosi in correità per quello ed altri delitti attribuiti ai “compagni di merende“.
La corte d’appello di Genova non ha condiviso le conclusioni della consulenza Vanin-Giusti, contestando alcuni dati in essa contenuti, come la ricostruzione postuma del valore della temperatura dentro la tenda dove venne rinvenuto il cadavere della vittima Nadine Mauriot e la qualità delle fotografia scattata al tavolo autoptico da cui i consulenti hanno ricavato la specie dell’insetto che aveva colonizzato il corpo femminile.
Ma si tratta, sempre secondo i legali di Vanni, di un “salto in avanti“ da parte dei giudici, che dopo il contradditorio nell’udienza dello scorso giugno tra procuratore generale e avvocati, avrebbero dovuto limitarsi a quella che tecnicamente si chiama "fase rescindente", ovvero la valutazione dell’"astratta capacità demolitoria" delle nuove prove introdotte.
E la consulenza entomologica che retrodata l’ultimo delitto del mostro, secondo gli stessi giudici, è "indubbiamente" una "prova nuova a carattere scientifico basata su tecniche diverse e innovative, tali da poter fornire risultati che non erano raggiungibili con le metodiche in precedenza disponibili", ma, scrivono ancora i giudici nell’ordinanza oggetto di impugnazione, "non è sufficiente la mera astratta idoneità della prova a farla ritenere ammissibile, ma occorre valtare, anche per la prova scientifica, se la stessa sia in concreto idonea a produrre un effetto diverso da quello già ottenuto".
Per dimostrare l’inattendibilità delle dichiarazioni di Lotti, sono stati riproposti ai giudici della Suprema Corte anche i verbali (mai confluiti negli atti del dibattimento) di due testimoni che la notte del duplice omicidio di Vicchio nel 1984 udirono spari attorno alle 21.45. Secondo Lotti, la combriccola di “mostri“ partì invece da San Casciano, distante una settantina di km, intorno alle dieci di sera.
A trasmettere ottimismo negli avvocati, una recente pronuncia della Cassazione che ha ribaltato proprio una decisione della corte d’appello di Genova, che aveva rigettata l’istanza di revisione di una condanna per omicidi fra malavitosi albanesi avvenuto negli anni ’90 a Firenze.
In caso di successo del ricorso per Cassazione degli avvocati Biscotti e Mazzeo, la “nuova“ udienza di revisione si celebrerebbe dinanzi al tribunale di Torino.