
Da sinistra, Paolo Vanni, Antonio Mazzeo, Valter Biscotti e Fabiola Giusti
FIRENZEQuindici giorni per impugnare, che si accavalleranno alla pausa estiva. Ci sarebbe tempo fino a settembre, insomma, ma prima delle vacanze, assicurano gli avvocati Antonio Mazzeo e Valter Biscotti, sarà depositato il ricorso per Cassazione contro il rigetto della corte d’appello di Genova alla domanda di revisione della condanna all’ergastolo di Mario Vanni, il postino di San Casciano ’spalla’ di Pietro Pacciani negli ultimi quattro delitti del mostro di Firenze.
Mazzeo è ottimista sull’esito del ricorso, anche alla luce di un caso simile (sempre della corte d’appello di Genova e riguardante un vecchio omicidio avvenuto a Varlungo negli anni ’90) in cui i giudici avrebbero commesso l’errore di entrare nel merito della questione, "mentre in questa fase, detta rescindente, si devono limitare a valutare se si tratta l’analisi dell’astratta novità della prova".
Invece, secondo i legali di Paolo Vanni, nipote del “compagno di merende“ che si è sempre professato estraneo ai duplici omicidi, la corte d’appello, pur classificando come nuova prova l’entomoliga forense, ha anticipato l’istruttoria dibattimentale "pronunciandosi sulla materia di competenza dei consulenti di entomologia forense", in questo il professor Stefano Vanin e la dottoressa Fabiola Giusti.
In undici pagine di ordinanza, i giudici si soffermano proprio sui risultati dell’esperimento giudiziale condotto sulla piazzola di Scopeti, teatro dell’ultimo duplice omicidio del mostro avvenuto nel settembre del 1985.
La ricostruzione ufficiale, corroborata dalla ’confessione’ di Giancarlo Lotti (che disse di essere presente e di aver visto Pacciani e Vanni uccidere Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili), colloca infatti il delitto la domenica sera, mentre i consulenti del nipote di Vanni lo retrodatano al venerdì in virtù delle dimensioni delle larve cadaveriche presenti in una fotografia scattata durante l’autopsia sul cadavere della donna. Secondo la corte d’appello ligure, però, la bassa qualità della foto non consentirebbe di identificare con certezza la specie della ’mosca’ che aveva colonizzato il corpo rinvenuto nella tenda. Tenda la cui temperatura, sempre secondo i giudici, sarebbe stata incerta. In caso di accoglimento del ricorso in Cassazione, la nuova revisione sarà esaminata da una corte d’appello diversa, quella di Torino.
stefano brogioni