
Mario Vanni, uno dei. “compagni di merende”,. fu condannato all’ergastolo
di Stefano Brogioni
Una scia di sangue lunga diciassette anni, iniziata nel lontano 1968 e conclusasi nel settembre del 1985. Oggi, il destino della storia giudiziaria del mostro di Firenze è appeso alla scienza. Nello specifico all’entomologia forense, la disciplina che studia la fauna cadaverica. Perché è su questa che hanno argomentato a lungo, ieri a Genova, prima che la corte si ritirasse in una camera di consiglio che non si sa quando sarà sciolta, gli avvocati Antonio Mazzeo e Valter Biscotti, i legali di Paolo Vanni, nipote di Mario, il “compagno di merende” che per quattro degli otto duplici omicidi del mostro - quelli avvenuti tra il 1982 e il 1985 – è stato condannato all’ergastolo.
Condanna che collocava il postino di San Casciano, nel ruolo di spalla di Pietro Pacciani, il contadino di Mercatale morto prima che il suo conto con la giustizia divenisse definitivo. A inchiodare Vanni fu la chiamata in correità di Giancarlo Lotti, che disse di aver visto e partecipato ai quattro delitti. Compreso quello di Scopeti, avvenuto di domenica, secondo il racconto del “pentito”, ma invece non prima del sabato sera, o addirittura il venerdì, secondo la consulenza di parte firmata dal professor Claudio Vanin e dalla dottoressa Fabiola Giusti.
L’udienza di ieri mattina, in cui si doveva valutare dinanzi ai giudici della corte d’appello l’ammissibilità della richiesta di revisione, si è incentrata proprio su questo. A prendere la parola per primo il sostituto procuratore generale, Alessandro Bogliolo, che ha concluso per il rigetto dell’ammissibilità dell’istanza. La scienza da sola – è la sintesi del suo intervento – non basta a demolire il contributo fornito da Lotti nel processo Mostro bis, conclusosi con una sua condanna (a 26 anni) oltre che quella del postino. Di tutt’altro avviso gli avvocati di Paolo Vanni (che ieri non ha partecipato all’udienza) che invece hanno puntato forte sul livello di affidabilità assunto negli anni dallo studio delle larve, e più in generale sull’applicazione dei progressi scientifici alla rilettura di casi giudiziari antichi "che meritano di essere rivisitati", dice l’avvocato Biscotti facendo un paragone con la nuova inchiesta su Garlasco.
"La prova scientifica ci dà elementi di certezza sul fatto che i due poveri francesi (Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, ndr) non morirono la sera della domenica. Abbiamo prodotto degli ingrandimenti fotografici che dimostrano che le larve sono incompatibili con l’ora ufficiale della morte. Se la corte d’appello ha dei dubbi se li sciolga con dei periti entomologi e non semplicemente con delle discussioni".
I giudici si sono riservati la decisione, che verrà comunicata direttamente alle parti quando sarà presa. Ma tra l’ammissibilità e il rigetto, c’è appunto la possibilità che i giudici decidano di verificare le conclusioni della consulenza di parte ordinando una nuova perizia. Comunque vada, non finirà qui: i legali, se l’istanza sarà respinta, pensano già alla Cassazione.