
Paolo Vanni, nipote di Mario. Dietro, il pool di avvocati e consulenti
di Stefano BrogioniINVIATO A GENOVAUn percorso in salita, come quella per raggiungere il settimo piano del palazzo di giustizia di Genova che Paolo Vanni, con gli acciacchi dei suoi 81 anni, ha scalato a fatica. Ma il fatto che ieri, il sostituto procuratore generale Alessandro Bogliolo, anzichè iniziare a discutere l’ammissibilità della richiesta di revisione della condanna dello zio di Paolo, il postino di San Casciano Mario Vanni, abbia voluto un altro mese per studiare i 34 faldoni del processo ai compagni di merende da cui ’Torsolo’ uscì con l’ergastolo, non viene interpretato negativamente dai legali, Antonio Mazzeo e Valter Biscotti.
"Noi siamo ben contenti che il procuratore generale si studi i faldoni - dice Mazzeo -. Il 13 giugno farà una requisitoria scritta che ci manderà cinque giorni prima, permettendoci di replicare a quello che dice". Perché, a scanso di clamorosi colpi di scena, la pubblica accusa concluderà per la conferma della condanna di Vanni, un ergastolo dettato dalle dichiarazioni del pentito Giancarlo Lotti, suo correo, assieme al ’leader’ Pietro Pacciani, secondo la verità giudiziaria raggiunta, in quattro degli otto duplici omicidi del mostro di Firenze. Si parla dei delitti di Baccaiano (1982), Giogoli (1983),Vicchio (1984) e Scopeti, di cui a settembre ricorrerà il 40esimo anniversario. Ma è la consulenza che anticipa di due notti l’ultimo duplice omicidio, firmata da un luminare dell’entomologia, titolare di cattedra proprio a Genova, Stefano Vanin, e dalla dottoressa Fabiola Giusti, che il pool di legali punta tutto, o quasi. " Sulla prova scientifica - aggiunge Mazzeo - ho l’impressione che abbia un certo peso. Mi aspetto che il pg sostenga l’inammissibilità per mancanza del requisito della novità, però il fatto che la prova scientifica provenga da Vanin non può passare inosservato. A noi - conclude - basterebbe che venisse ammessa una perizia entomologica forense dalla corte, se per caso smentisse i nostri periti alziamo le braccia, ci togliamo la toga e ce ne andiamo, ma se conferma il discorso cambia, vuole dire che i poveri francesi sono morti due giorni prima rispetto a quello che diceva il Lotti". "L’ufficio del procuratore generale ha chiesto del tempo per approfondire e studiare il caso, accade raramente - commenta l’altro avvocato, Valter Biscotti -. Vuol dire che per la prima volta, fuori da Firenze, si discuterà il caso del mostro di Firenze in maniera completa". E Paolo Vanni ribadisce: "Mio zio? Era un bonaccione, un mite, le avrebbe prese anziché darle. Non poteva essere il mostro. Era pacato e pauroso, non avrebbe potuto fare male a nessuno. Non era come me, io sono sempre agitato".