REDAZIONE FIRENZE

Il nipote di Mario Vanni: “Mio zio un bonaccione. Era pauroso, non poteva essere il mostro”

Rinviata al 13 giugno l'udienza per l'ammissione della richiesta di revisione della condanna all'ergastolo del ‘compagno di merende’, accusato di quattro delitti

Il nipote di Mario Vanni: “Mio zio un bonaccione. Era pauroso, non poteva essere il mostro”

Firenze, 9 maggio 2025 – "Mio zio era un bonaccione, un mite, le avrebbe prese anziché darle. Non poteva essere il mostro. Era pacato e pauroso, non avrebbe potuto fare male a nessuno. Non era come me, io sono sempre agitato. Si tornerà a giugno per fare gli esami". Queste le parole di Paolo Vanni, 81 anni, nipote di Mario, morto nel 2009 mentre scontava l'ergastolo per 4 degli ultimi omicidi del "Mostro di Firenze" dopo la decisione del giudice Vincenzo Papillo di rinviare l'udienza al 13 giugno per l'ammissione della richiesta di revisione della condanna all'ergastolo dello stesso Mario Vanni. Lo hanno deciso i giudici della corte di appello di Genova (presidente Vincenzo Papillo) perché il pm Alessandro Bogliolo non aveva ancora finito di studiare i 34 faldoni trasmessi dai colleghi toscani.

A presentare l'istanza, su incarico del nipote del postino di San Casciano Paolo Vanni, sono stati gli avvocati Antonio Mazzeo e Valter Biscotti. L'istanza dei due legali, circa 400 pagine con alcune integrazioni, ha superato il vaglio della «non manifesta infondatezza».

La richiesta degli avvocati del nipote di Vanni s'incentra su una nuova consulenza di entomologia forense che anticipa di due giorni la data dell'ultimo della serie di delitti, quello degli Scopeti nel settembre del 1985. Giancarlo Lotti riferì di aver visto Pietro Pacciani e Vanni attaccare la tenda canadese dove si trovavano Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili la sera dell'8 settembre, la notte prima del ritrovamento dei cadaveri. Ma la consulenza sulle larve di lucilia (un tipo di mosca, ndr) presenti nelle foto dei cadaveri, firmata da Fabiola Giusti e Stefano Vanin, afferma che gli insetti avevano raggiunto il terzo stadio di sviluppo, circostanza che secondo il pool di esperti impone la retrodatazione della morte dei due francesi alla notte tra venerdì 6 e sabato 7 settembre «con inizio della colonizzazione da parte dei ditteri la mattina di sabato 7 settembre 1985». Per i legali, questa rientra nel novero delle «nuove prove» previste dalla Cassazione per l'accesso all'istituto straordinario della revisione. 

"Noi siamo ben contenti che il procuratore generale Alessandro Bogliolo si studi i faldoni. Il 13 giugno farà una requisitoria scritta che ci manderà cinque giorni prima, permettendoci di replicare a quello che dice". Ha detto l'avvocato Antonio Mazzeo, che insieme al collega Valter Biscotti assiste Paolo Vanni. "Sulla prova scientifica - aggiunge l'avvocato - ho l'impressione che abbia un certo peso. Mi aspetto che il pg sostenga l'inammissibilità per mancanza del requisito della novità, però il fatto che la prova scientifica provenga da Vanin non può passare inosservato. Ha speso il suo nome, noi abbiamo la nostra ulteriore consulente che è la dottoressa Giusti di Firenze e arrivano autonomamente alle stesse conclusioni, quindi voglio vedere cosa dirà il procuratore su questo".

"A noi - conclude - basterebbe che venisse ammessa una perizia entomologica forense dalla corte, se per caso smentisse i nostri periti alziamo le braccia, ci togliamo la toga e ce ne andiamo, ma se conferma il discorso cambia, vuole dire che i poveri francesi sono morti due giorni prima rispetto a quello che diceva il Lotti". "L'ufficio del procuratore generale ha chiesto del tempo per approfondire e studiare il caso, accade raramente - commenta l'altro avvocato, Valter Biscotti -. Vuol dire che per la prima volta, fuori da Firenze, si discuterà il caso del mostro di Firenze in maniera completa".