
Goffredo Fofi
Roma, 11 luglio 2025 – Mondo della letteratura in lutto per la scomparsa di Goffredo Fofi. Saggista, critico teatrale e cinematografico, editore, polemista, animatore culturale instancabile, Fofi è morto all'ospedale Cavalieri di Malta, a Roma, all'età di 88 anni. Lo scorso 25 giugno si era rotto il femore ed era stato operato.
La voce scomoda della sinistra
Nato a Gubbio il 15 aprile 1937, Fofi è stato una delle voci più lucide, radicali e controcorrente della cultura italiana. Intellettuale militante e voce scomoda della sinistra, ha attraversato il secondo Novecento con lo sguardo degli ultimi e degli esclusi. Negli anni Sessanta e Settanta, Fofi è stato uno dei principali animatori della cultura di opposizione. Cresciuto a Gubbio, a diciotto anni si trasferisce in Sicilia, dove collabora con il filosofo e attivista Danilo Dolci nella lotta contro la mafia e a favore dei disoccupati. Questa esperienza segna l'inizio del suo impegno sociale e culturale, fondato su principi di pacifismo e giustizia sociale. Con l'arrivo degli anni '60, Fofi va all'estero e si trasferisce a Parigi, dove lavora per la rivista di cinema Positif. Tornato in Italia, fonda i Quaderni piacentini e scrive l'inchiesta 'L'immigrazione meridionale a Torino'. Nel 1967, fonda la rivista 'Ombre rosse', che si distingue per il suo forte impegno politico e culturale.
La carriera e la rivalutazione critica di Totò
Numerosi gli articoli che ha scritto sul cinema e sulla letteratura, analizzando la cultura italiana e le sue evoluzioni. Il suo contributo è stato determinante nella rivalutazione critica di Totò, un artista a lungo trascurato dalla critica cinematografica durante la sua carriera. Sulla scia dell'intuizione di Pier Paolo Pasolini — che aveva voluto Totò nel suo film "Uccellacci e uccellini" –Fofi, insieme a Franca Faldini, vedova dell'attore, pubblicò nel 1968 il saggio "Totò. L'uomo e la maschera" (Fetrinelli, 1977). L'opera, considerata una delle prime analisi serie e approfondite sulla figura dell'attore napoletano, è stata più volte riveduta e aggiornata nel corso degli anni, contribuendo in modo significativo a restituire a Totò il posto che gli spetta nella storia del cinema italiano. Fofi aveva curato in precedenza il volume "Il teatro di Totò (1932-1946)", pubblicato da Più libri nel 1976.
Tra le sue opere più significative ci sono Il cinema italiano: Servi e padroni (1975) e Sotto l'ulivo. Nel 1997, Fofi fonda la rivista 'Lo straniero', dedicata all'arte, alla cultura e alla società, e continua a scrivere e pubblicare articoli su temi di rilevanza sociale e culturale. Vista la sua lunga e impegnativa esperienza professionale Fofi è considerato una figura di spicco nel panorama culturale italiano, con un'influenza significativa nel campo della critica cinematografica e letteraria.
Giuli: “Ha aperto inediti percorsi intellettuali”
Con Fofi se ne va una figura di spicco del panorama culturale italiano, come ha sintetizzato in una nota il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.“Con la sua attività di animatore e organizzatore di cultura, Goffredo Fofi ha saputo incidere come pochi altri sul dibattito italiano contemporaneo, ponendo questioni di grande interesse attraverso un approccio produttivo di nuovi significati. Il suo genuino coinvolgimento nei temi del meridionalismo, il suo confronto con il pensiero di Gaetano Salvemini e Manlio Rossi-Doria, la sua capacità di rivalutare e rileggere espressioni popolari come cultura alta, hanno aperto inediti percorsi intellettuali. Ricordando la sua opera voglio esprimere ai suoi familiari le mie condoglianze, e la vicinanza mia e del Ministero della Cultura”.