
Marco Riccomagno aveva 32 anni. Era uscito di casa per andare a lavoro ed è tragicamente morto in un incidente
Viareggio, 21 giugno 2025 – “Mattia sta bene”, arriva a braccetto con la sorella Giulia, due corpi e un’anima, Martina Calamari, da un anno ‘nei Riccomagno’ e, solo da poche ore, spezzata a metà dalla s comparsa improvvisa del suo amore grande, il suo Marco, che adesso è nel reparto di medicina legale del “Versilia”. Martina parla subito dell’altro suo amore, il cui cuore le batte dentro, Mattia, da sette mesi in pancia, meravigliosa fusione di lei e Marco.
Fuori, al caldo intenso di questo giugno, mese di nascita di entrambi, c’è un mondo affranto di giovani, persone che la abbracciano e che soffrono insieme a lei e ai familiari. Le hanno appena monitorato il pancione che avanza sotto il vestito color verde mela: "Mattia non sente niente” sussurra Martina, occhi lucidi e bellissimi, quasi a proteggere il bimbo da quel dolore straziante, che ancora non percepisce, che gli verrà raccontato da grande, da cui verrà tenuto lontano da piccolo, per non turbarne la purezza e la perfezione della prima infanzia.
"Tutti i pensieri più belli per mio figlio: era amato, stimato, era tutto”, dice Andrea Riccomagno, padre di Marco, che è un uomo minuto con un viso aperto. E’ circondato da parenti ed amici che lo consolano: "Non è giusto, come farà Martina, io penso a loro” aggiunge laconico.
Gente che va e viene di continuo intorno a questa famiglia colpita da un destino tragico: “Quei risvegli che non vuoi pensare – dice Dario Calamari, suocero di Marco – era un sogno troppo bello”. Nella mitologia greca spesso ricorre l’idea che gli dei fossero gelosi della felicità degli uomini, ma qui siamo nel terzo millennio e, religione, mitologia o quant’altro non potranno mai far comprendere come possa abbattersi un tale lutto su una famiglia così unita e splendente. “Avevo già la targa da appendere fuori di casa: Calamari-Riccomagno – aggiunge Dario – tutti insieme”.
Si, perché i ragazzi si erano trasferiti due mesi fa da lui e da Antonella, in attesa di veder ingrandire l’abitazione e viverci con Mattia. "Sapeva fare ogni cosa – continua Dario, agente della Polizia municipale in pensione –. Marco aveva manualità, sapeva aggiustare e restaurare, come nel suo lavoro. Nella casa di Camaiore, quella dei miei, aveva messo a posto tante cose, abbellendola moltissimo”. Ed abbelliva anche la vita di chi lo incontrava, gioviale e disponibile, pronto ad aiutare gli altri nel quotidiano e come volontario.
Antonella, la suocera, si aggira stravolta tra braccia che la accolgono, con un occhio sempre vigile su Martina. "E’ brava, anche troppo brava” dice, guardandola, mentre torna dal ‘monitoraggio’. Il dolore insopportabile spesso è muto. “Quando l’ho vista allontanarsi verso l’ospedale con Giulia e la cugina, loro tre unite, ho pensato che questo sostegno reciproco le rende forti”. Giulia, la sorella minore di Martina, non la perde di vista un attimo: sono due affluenti pieni di un fiume di empatia. Sono le 15.30 passate, Marco è ancora sopra, nel reparto, in attesa del magistrato che potrà farlo trasferire altrove. Mattia non lo sa, protetto da quel velo umido, lontano dalle lacrime, frutto dell’amore, che non dimentica, non scorda, non sfugge.