
Vittoria Tognozzi oggi: aveva 7 anni nell’agosto del 1944 quando i nazisti trucidarono la sua famiglia. Si salvò nascondendosi in Padule
Grande protagonista della giornata è stata Vittoria Tognozzi, testimone dell’Eccidio del Padule e recentemente insignita con l’onorificenza di Commendatore dell’ordine al Merito della Repubblica, da parte del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Una testimone diretta, che ha vissuto sulla propria pelle quell’azione disumana che ha portato via, tra i 175 civili, anche sua madre 29enne e le due sorelline, rispettivamente di 5 anni e 13 mesi. Solo lei riuscì a scampare a quel tremendo fato, grazie alla mamma che la nascose tra le frasche del Padule, dove rimase per ore nascosta, in mezzo all’orrore che si stava consumando attorno a lei. Molto emozionata, ci ha tenuto a dare ancora una volta voce a quella terribile cicatrice che porta sulla sua pelle e che ogni giorno lotta perché non vada dimenticata – nonostante lei stessa ammetta di provare dolore ogni qualvolta che fa tornare alla luce quanto accaduto - nel nome suo così come in quello delle vittime. "Sin da quando è successo quel vergognoso fatto mi sono precipitata in tutte le scuole toscane che ho potuto raggiungere, a parlare coi bambini. Sono 30 anni che faccio questa vita e non me ne pento, anzi, ho molto piacere a sacrificarmi, così oggi come ho sempre fatto, per far sì che questa memoria non si spenga mai e possa rimanere accesa a lungo. Ripongo molte speranze nella gioventù: anche stamattina vedo molti giovani presenti, e di questo sono contentissima".
Torna brevemente su quell’agosto del 1944: "In tempo di guerra io e la mia famiglia eravamo sfollati nella Casa Simoni, a Monsummano Terme: lì eravamo in tre famiglie a viverci. È lì che ho perso la mamma e le mie due sorelline, eravamo una famiglia partigiana: ancora oggi non mi so dare una risposta a quanto è successo. Purtroppo, in quella Casa, furono prese 22 vite: i tedeschi arrivarono alle 7 di mattina, ma noi non avevamo nemmeno i coltelli per tagliare la carne, come avremmo dovuto difenderci? Ricordo ancora il tappeto di sangue che si era steso davanti all’aia, mosconi che coprivano il sole sopra i corpi, sono tragedie che fatico ancora a raccontare. Ricordo una nonnina di 93 anni, la classica signora anziana, che era sorda, cieca e muta: un tedesco le mise una bomba in una tasca del grembiule. Avevo 7 anni all’epoca dei fatti, ne ho 88 oggi: mi ripeto sempre che non è normale che stia vivendo meglio ora, rispetto a quando ero bambina. I migliori anni della mia vita li sto vivendo in questo periodo, a 88 anni". La struggente testimonianza si chiude poi con una frase forte, nel ricordo dell’Onorificenza ricevuta ad inizio anno dal Presidente Mattarella: "Lo scorso 26 febbraio andai a Roma, fu un’emozione bellissima: come dissi anche a Roma, però, non ho spazio per il perdono. A voi qua presenti dico: se potete, fate del bene, che non ci rimettete mai".
Damiano Nifosì