MONICA PIERACCINI
Economia

Dazi Usa sul vino, stangata per la Toscana. Export a rischio

La tariffa del 15% colpisce duro il settore vitivinicolo. Cia Toscana parla di “resa”, il Consorzio Chianti guarda a nuovi mercati per il futuro

l dazi al 15% sono ora una certezza per i produttori di vino

l dazi al 15% sono ora una certezza per i produttori di vino

Firenze, 23 agosto 2025 – I dazi americani non risparmiano il vino italiano: la nuova tariffa del 15% colpisce duramente il settore vitivinicolo, mettendo in seria difficoltà produttori ed esportatori. La Toscana è tra le regioni più penalizzate, con oltre 420 milioni di euro di vino esportato ogni anno negli Stati Uniti (di cui 290 milioni di vino dop), che rappresentano il primo mercato estero.

Secondo le stime, l’impatto dei nuovi dazi sull’agroalimentare toscano – in particolare olio extravergine (circa 590 milioni di euro di export) e vino – porterà a una contrazione del valore aggiunto dello 0,2%, con una perdita complessiva calcolata in 320 milioni di euro.

Cia Toscana: “Una resa a favore degli Usa”

Secondo Cia agricoltori italiani della Toscana l’accordo Usa - Ue sui dazi al 15%, è, più che altro, «una resa».

«Oltre all’attuale chiusura politica sul vino – dichiara il presidente di Cia Toscana, Valentino Berni – si dovrà monitorare anche e con attenzione l’apertura agevolata a importazioni agricole Usa a prescindere dalla reciprocità delle regole commerciali che rappresenta la linea di confine invalicabile». Il rischio concreto di un calo dell’export, sottolinea Cia, è molto alto, con danni a comparti strategici ed un aumento dei costi per le imprese italiane, che tenderanno a perdere margini di profitto oppure a dover trasferire parte di questi costi sui consumatori, rischiando di ridurre la domanda nel mercato Usa. L’effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro non potrà che aggravare l’impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo complessivamente meno competitivo il Made in Italy.

«Chiediamo adesso con forza a governo italiano, istituzioni europee, parlamento e consiglio di continuare a fare pressioni sull’accordo, che proseguiamo nel definirlo – conclude Berni – una totale resa a favore degli Usa. Chiediamo anche misure di sostegno e indennizzi per le aziende italiane per la maggiorazione dei costi nell’export verso gli Usa».

Consorzio Vino Chianti: “Promozione e nuovi mercati la nostra risposta”

«Partiamo da un fatto: solo ora, dopo settimane di incertezza, le imprese e gli addetti ai lavori del mondo vitivinicolo hanno un dato certo con il quale confrontarsi. Ci vorrà ancora tempo per capire come il mercato americano reagirà all’inevitabile rialzo dei prezzi, che nel caso del Chianti docg riguarderà una denominazione di fascia intermedia e quindi interesserà una larghissima fetta della popolazione americana»,  dice il direttore del Consorzio Vino Chianti Saverio Galli Torrini. «Non bisogna dimenticare – prosegue – che il mercato statunitense rappresenta il 20% dell'export del vino Chianti: un mercato certamente importante, ma non l'unico in cui si vendono i nostri vini. Il nostro Consorzio già da anni investe in altri mercati, come ad esempio quello asiatico, e a fine gennaio per la prima volta andremo in Nigeria con le aziende, paese che con i suoi oltre 250 milioni di abitanti rappresenta sicuramente una prospettiva molto interessante per il futuro della nostra denominazione».

«Sono proprio la promozione verso nuovi mercati e il consolidamento in quelli esistenti le due stelle polari nei mesi che ci attendono. Per questo – conclude Galli Torrini – chiediamo alle istituzioni, in particolare alla Regione e al ministero, di sostenere il settore con misure come l'aumento dei contributi sugli aspetti promozionali e la valorizzazione dei prodotti».