Firenze, 10 maggio 2025 – Leggere i tempi e, ispirati dallo Spirito Santo, trovare una sintesi nella persona giusta a condurre la barca di Pietro in acque più tranquille, dal punto di vista di una unità della Chiesa venuta ad affievolirsi durante gli anni del pontificato di Papa Bergoglio e da quello della situazione di estrema incertezza legata a uno stato di permanente “terza guerra mondiale a pezzi“, come ha detto in più occasioni il precedente Pontefice.

Nell’elezione del primo Papa statunitense, per di più un agostiniano amico di Firenze, c’è anche l’impronta di due cardinali elettori di estrazione diversa per esperienza e cultura personale, ma entrambi espressione delle Chiese toscane: Giuseppe Betori, arcivescovo emerito del capoluogo, e Augusto Paolo Lojudice, titolare di Siena, ma prima ancora vescovo ausiliare di Roma scelto da Papa Francesco. Il cardinale Betori, al suo secondo Conclave, può considerarsi un veterano: “C’è stata certo grande emozione, ma soprattutto responsabilità e tentativo di leggere i tempi, nelle Congregazioni. Poi dopo c’è il voto, ma quello è un secondo momento in cui si cerca di tradurre in una persona quelle che sono state le indicazioni più significative del confronto preparatorio. – ha detto ai microfoni di Radio Toscana all’indomani dell’elezione di Leone XIV – Occorre capire che il Conclave non è scontro tra posizioni diverse, perché se si entrasse in Conclave con l’idea che c’è un partito, una linea da difendere, staremmo ancora lì e per giorni. Lo scopo del Conclave è invece di trovare un punto di convergenza di tutte le attese, di tutte le attese, ripeto, delle diverse parti, trovare un’intesa, una persona che possa interpretare l’unità della Chiesa e il suo cammino in questo tempo”.
“Non è difficile fare un Conclave dal punto di vista della scelta delle persone – ha proseguito – , perché le persone le abbiamo conosciute nel tempo e poi nelle Congregazioni, quindi si individuano le figure che possono essere punti di riferimento, che fanno sintesi. La Chiesa tende all’unità, la Chiesa è comunione, non è divisione, non è vittoria di un partito su un altro. La logica della votazione in Conclave è completamente diversa dalla logica politica e questo a volte impedisce anche l’interpretazione di questi momenti da parte dell’opinione pubblica”.
In cosa Betori è rimasto colpito delle prime parole del Papa appena eletto? “Io non ho una profonda conoscenza della persona, se non attraverso le Congregazioni, e poi grazie a qualche incontro personale legato alla presenza degli Agostiniani a Firenze a Santo Spirito. Penso però che le sue prime parole lo rivelino completamente: anzitutto la centralità di Cristo. Certo, accanto alla figura di Gesù, ha indicato subito i bisogni del mondo: pace, giustizia, attenzione agli ultimi, e in questo si è inserito nella tradizione di tutti gli ultimi papi, fino a Francesco. Mi ha fatto poi molto piacere risentire il detto di Sant’Agostino sulla bocca di un agostiniano: “con voi cristiano, per voi vescovo” che significa che lui tiene tanto alla comunione nella Chiesa e alla responsabilità che l’ordine sacro, in particolare l’ordine episcopale hanno nei confronti di tutto il popolo di Dio. Come fiorentini abbiamo una ragione in più per essere lieti della nomina di Papa Leone XIV: gli agostiniani hanno una presenza storica a Firenze nella Basilica di Santo Spirito che egli ben conosce”.