EMANUELE BALDI
Cultura e spettacoli

Fermi tutti, Paci è uno spettacolo: “Piaccio alla gente, non ai critici. Le barzellette? Fu una sfida”

Con Ceccherini una coppia che ha fatto la storia della comicità toscana. Poi Nuti e il Monni. “La mia scuola vera è stata il bar dei miei”. “A Roma? Tanti falsi. E allora sono tornato qua”

Alessandro Paci

Alessandro Paci

Firenze, 17 agosto 2025 – Dici “Grande Paciiii“ e pensi subito che ’Fermi tutti, questo è uno spettacolo’. Grana ruvida e fulminante, estro comico geniale figlio di certa campagna urbana sregolata. Lo sberleffo negli occhi che ha ora l’arguzia contadina di Benigni, ora il graffio surreale di Carlo Monni.

Ma Paci, chi è stato il suo maestro?

“Il bar”.

Prego?

“I miei ne gestivano uno in via de’Servi e dopo la scuola in motorino ci andavo sempre. E lì guardavo le scene di chi entrava e di chi usciva. C’era Johnny, il barista. Uno spettacolo vero. Quella è stata la mia scuola”.

Certe scuole che oggi non esistono più, non trova?

“Macché. Non esistono nemmeno le compagnie dei ragazzi. Non gli frega neanche più del motorino. Stanno in casa. Cellulari sempre in mano: scrollano, scrollano. Poi gli telefoni e non ti rispondono. Ma io so una s...”.

Capito, capito il concetto. Senta, lei nasce artisticamente con Massimo Ceccherini.

“Un fenomeno. Siamo stati ragazzini insieme a San Giusto, a Scandicci. A 15 anni si andava nel suo garage a fumare le sigarette di nascosto e lui mi faceva schiantare dalle risate. Tornavo a casa con il mal di stomaco”.

Alessandro Paci e Massimo Ceccherini in scena con Carlo Monni
Alessandro Paci e Massimo Ceccherini in scena con Carlo Monni

Un segnale.

“Infatti. Io volevo fare il cantante, pensi un po’. Ma a furia di star con lui cambiai idea e un giorno gli dissi: “Noi bisogna fare i comici“. Si partecipò a un concorso alla Flog, arrivammo secondi. Ma dal giorno dopo spettacoli tutti le sere”.

Lasciamo un attimo da parte il bar, il suo modello chi è stato?

“Nuti, il più grande ispiratore”.

Ma non ha eredito le sue struggenti malinconie.

“Io sono un comico strano”.

In che senso?

“Nel senso che le malinconie non le ho proprio. Sto bene. Poi che c’entra ci sono dei momenti difficili ma cerco di tenerli dentro”.

Ad esempio?

“La morte di mia madre. Quella sera avevo uno spettacolo al palazzetto dello sport di Follonica. Era tutto esaurito e dovetti salire sul palco. S’immagini come”.

L’artista al mare con la moglie Willow Curry. La coppia ha due figli, Matteo e Sabina
L’artista al mare con la moglie Willow Curry. La coppia ha due figli, Matteo e Sabina

Durissima.

“Beh, o come quando nacque i’mi figliolo”.

Dov’era?

“Ai Parioli a fare Pinocchio. Il Ceccherini mi diceva: “O ridicolo, tu c’hai un figliolo guarda come tu sei vestito...“. Chiamai il mio fratello e gli chiesi: “Com’è il bambino?“. E lui “C’ha sei dita per mano“. Il vero comico è lui”.

Mi rispiega meglio cosa intende per ’comico strano’.

“Sono schietto. La gente mi ama e i critici non me lo perdonano. Dicono “Troppo facile fare così“. Per loro devi essere impostato come gli attori, e infatti io attore non lo sono. Sono me stesso”.

Non è stato compreso.

“Ma chi se ne frega”.

Ceccherini è un altro incompreso?

“No dai, lui l’hanno compreso. Secondo me più che altro s’è incompreso da solo”.

Questa è stupenda. Ora le chiedo di Carlo Monni.

“Un gigante. E lo sa perché? Perché ha sempre fatto quel che ha voluto senza fare del male a nessuno, anzi. Era un uomo di una cultura infinita. Scrittori, poeti... sapeva tutto. Eppure era semplice, vero, generso Non come...”.

Non come?

“Eh, lasciamo fare”.

Via su...

“Negli anni d’oro di Cecchi Gori quando con il Ceccherini e Pieraccioni si lavorava alla grande stavo a Roma. Però, insomma, tutti impostati. Che parlano con la bocca così... “Ciao, quando fai il prossimo film?“. Allora dissi alla mi’moglie “Ma che ci fo qui? torniamo a Firenze“. Io voglio star tra chi mi vuole bene. Il resto m’importa una s...“”

E due. Capito. Senta, il film toscano per eccellenza?

“Berlinguer ti voglio bene”.

E il suo più bello?

“Andata e ritorno”.

Non recita più?

“Mi chiamano ma non ho più voglia. Stare per giorni in un posto a fare una cosa che decidono altri. Preferisco il teatro”.

Neanche con Ceccherini lo rifarebbe?

“Ma per me non li fa più nemmeno lui, eh. Fare un film è un massacro. Scrivilo, trova il produttore, scegli il cast. Devastante”.

Però con Lucignolo realizzaste un piccolo capolavoro.

“Ganzissimo. Pure ’Faccia da Picasso’, anche se mi ha rovinato”.

Cioè?

“Lì nacque il ’Grande Paciiii’, con Marco Giallini che tutte le volte mi strapazzava. Non me lo sono più tolto di dosso. Comunque Giallini è un altro grande eh, persona vera anche fuori dal set”.

La sua canzone del cuore?

“Mi piace Paul McCartney”.

Accidenti si va indietro eh.

“Oh ciccio, ho sessant’anni. Non ti posso mica dire Sfera Ebbasta. Uno italiano?”.

Certo.

“De Gregori, “La leva calcistica della classe ’68”.

Ha un erede?

“Ci sono tanti ragazzi toscani bravissimi. Vassallo, Wikipedro, il Baglioni. E’ che con questo politicamente corretto oggi non puoi dire più nulla”.

Pinocchio di certo non ve lo farebbero rifare.

“Non solo. Ci aspetterebbero fuori per picchiarci”.

Come nasce l’idea delle barzellette con la gente dietro che esplode a ridere?

“Ero con i miei figlioli. Dissi “Vorrei provare a sfruttare YouTube“. Risposta: “Sei vecchio“. Ah sì? E allora provai . Doppiaggi, doppiaggi al contrario. interviste. Non andava nulla. Finché un giorno raccontai una barzelletta con un trippaio e suo figlio dietro”.

E da allora?

“250 milioni di visualizzazioni”.

Ha un sogno?

“Sto bene così. Quello che ho fatto mi basta e mi avanza”.