
I primi soccorsi sul luogo della tragedia nel novembre 2017
Travolto e ucciso a 70 anni per aver soccorso un capriolo ferito sulla strada di Pratantico. Per la morte di Argante Sinatti la Corte d’appello di Firenze ha condannato a 8 mesi l’autista di Tiemme che era al volante dell’autobus della linea 9 che colpì il pensionato in un pomeriggio di pioggia del novembre 2017. Ora la Cassazione mette il sigillo su quella condanna e respinge il ricorso presentato dall’autista, assistito dall’avvocato Piero Melani Graverini. In primo grado il dipendente dell’azienda di trasporto locale era stato assolto ma la giudice Angela Maria Fedelino aveva accolto le richieste del sostituto procuratore generale Sergio Affronte il quale a sua volta, aveva chiesto la condanna dell’uomo per di omicidio stradale. Alla sentenza di primo grado si erano appellati i familiari della vittima, difesi dall’avvocato Tiberio Baroni. Durante le varie udienze del processo era stata ricostruita nei dettagli la dinamica dell’incidente che provocò la morte di Sinatti: l’incidente avvenne sulla strada statale 69 intorno alle ore 18 del 4 novembre 2017, un sabato. Il pensionato, mentre passava con la sua auto sul ponte di Pratantico in direzione Arezzo notò il capriolo agonizzante sul ciglio della strada. Si era quindi fermato, lasciando l’auto con i fari accesi - si legge nel dispostivo della Cassazione - aveva attraversato la strada e iniziato a trascinare l’animale verso il margine opposto della carreggiata. Durante questa operazione era stato urtato dall’autobus. L’impatto gli provocò un trauma alla testa e la morte immediata.
Nel ricorso in Cassazione l’autista ha presentato una serie di motivazioni per dimostrare la sua innocenza. In primis, il fatto che la velocità del pullman, come hanno accertato le verifiche sulle strumentazioni di bordo era di 37 chilometri orari su un tratto di strada con il limite di velocità a 50 chiloetri orari - era appena ripartito dalla sosta alla fermata, e aveva percorso 300 metri - e le risultanze del lavoro dei periti secondo i quali l’incidenti era stato provocato da una catena di eventi, a cominciare dall’investimento del capriolo da parte di una vettura che non si era fermata a soccorrerlo. Un incidente che, all’epoca, fece discutere anche per la sempre più frequente presenza di animali selvatici che escono dai boschi per invadere le strade in cerca di cibo. Il settantenne, vedovo, era conosciuto in paese per il suo grande amore per gli animali: ex dipendente dell’Enel in pensione, uno che non andava a caccia per principio e che per lo stesso motivo non mangiava cacciagione.
Gli è stato fatale prestare soccorso al capriolo investito da un automobilista senza scrupoli che non si è neppure fermato. Un incidente che ha innescato l’ulteriore, e più grave, tragedia. Sinatti abitava a poca distanza dal luogo dove perse la vita e lasciò nello sconforto la frazione alle porte della città che pochi mesi prima aveva pianto una madre e una figlia travolte a San Leo mentre tornavano a casa a piedi da un automobilista ubriaco.
LuBi