
Ketti Mazzi ha lanciato un progetto per promuovere la città nel mondo asiatico
Dal cuore di Arezzo ai grattacieli di Hong Kong, senza mai perdere il filo delle radici. Keti Mazzi ha costruito all’estero una carriera brillante nel mondo del vino e della comunicazione, diventando punto di riferimento per la promozione dell’Italia in Asia. Oggi, con il progetto Casa Mia Travel, sceglie di riportare i riflettori proprio sulla città, convinta che abbia tutte le carte in regola per diventare una destinazione internazionale di turismo culturale ed enogastronomico.
Chi è Keti Mazzi? "Sono un cavallo purosangue aretino nata e cresciuta qui, con radici fortissime. Poi la vita mi ha portata lontano: Londra prima, Hong Kong dal 2011. Ma Arezzo resta il mio centro di gravità. È qui che torno ogni anno per ricaricarmi, ed è da qui che voglio far partire i miei progetti".
Come nasce la passione? "Ho studiato Scienze politiche e management, ma il vino era già parte della mia vita: in famiglia non mancava mai una bottiglia a tavola. Così è nato un amore che mi ha portata a fare esperienze in grandi aziende italiane, poi a Londra e in Asia, dove ho capito che l’Italia aveva bisogno di farsi raccontare meglio. La Francia era avanti, noi partivamo indietro. Da lì l’idea di fare da ponte".
E arriviamo alla startup. "Nel 2015 abbiamo fondato la nostra realtà a Hong Kong, poi cresciuta fino a importare e distribuire vini italiani. Oggi, per il decennale, abbiamo lanciato Casa Mia Travel: un’esperienza che unisce enoturismo, cultura e lifestyle italiano. E non poteva che partire da Arezzo".
In cosa consiste "Casa Mia"? "Ho voluto invitare grandi giornalisti e opinion leader asiatici a vivere una settimana nel mio territorio, dal 31 agosto al 7 settembre, come se fossero ospiti a casa mia. Non solo degustazioni, ma visite in cantina, incontri con produttori, scoperte artistiche e momenti autentici: piazza Grande all’alba, la Giostra del Saracino, i borghi delle vallate. Un’Italia a misura d’uomo che spesso lo straniero non conosce, soffocato dalle mete di massa".
Perché ripartire da qui? "Perché la città merita di brillare. È una gemma ancora poco raccontata nella mappa del turismo toscano. Voglio che diventi un nome riconosciuto non solo per arte e cultura, ma anche per enogastronomia e ospitalità. È il mio modo di restituire qualcosa alla città: essere portavoce delle mie origini".
Il messaggio? "La promozione del territorio non è marketing freddo: è racconto, emozione, identità. Arezzo ha bellezza, autenticità, qualità della vita: deve solo imparare a raccontarsi meglio. E io, da aretina nel mondo, voglio farlo a voce alta".