CLAUDIO REPEK
Cronaca

"Sognavo di fare la veterinaria". Squarcialupi oggi sfida i pregiudizi e guida l’impresa leader nel mondo

Presidente di Unoaerre, porta avanti l’impegno del padre che ha creò Chimet: "A noi donne si chiede di più"

Presidente di Unoaerre, porta avanti l’impegno del padre che ha creò Chimet: "A noi donne si chiede di più"

Presidente di Unoaerre, porta avanti l’impegno del padre che ha creò Chimet: "A noi donne si chiede di più"

Ogni bambina ha un sogno: il suo era diventare veterinaria. Ha fatto altro: negli studi e nella vita. Maria Cristina Squarcialupi si è laureata in chimica, ha avuto un dottorato e ha lavorato all’Opificio delle pietre dure di Firenze. Poi la presidenza di Lasi e infine della Unoaerre. Il legame con il padre Sergio è nella sua vita: dalla chimica all’impresa. È un padre che ha fatto la storia dell’industria aretina. Bastano due nomi: la Chimet che ha creato e la Unoaerre che ha salvato. "Da piccola sognavo di diventare veterinaria. Sono cresciuta circondata dai cani da caccia di mio padre e adoravo prendermi cura di loro".

Poi l’idea del medico e, alla fine, l’iscrizione a Chimica. "Mio padre fu molto abile nel ’consigliarmi’ anche se non nutrivo una vera passione per la materia. Avevo frequentato il Classico ma le materie scientifiche mi venivano naturali: capivo facilmente matematica e fisica, anche se non pensavo affatto di intraprendere un percorso imprenditoriale".

La vita decide spesso per noi. "Una decina di anni fa mio padre si ammalò. In quel momento mi sentii, pur essendoci mio fratello, ’persa’, senza poter contare su di lui per chiedere un consiglio. Ero già Presidente di Lasi dal 2004 ma quello era un contesto particolare: ero entrata subito dopo la laurea, allora eravamo in 10 (oggi in 35) e conoscevo tutti. Alla Unoaerre invece, nonostante la crisi che aveva attraversato, c’erano quasi 200 dipendenti e inizialmente conoscevo pochissime persone. Oggi sono in grado di dare un nome alla gran parte dei volti di chi lavora qui, e questo mi riempie di orgoglio". Il senso di responsabilità emerge immediato e nitido. "Durante una riunione con l’Amministratore Delegato di Cartier Italia mi resi conto che ciò che affermavo avrebbe potuto fare la differenza. Alla fine dell’incontro, i miei collaboratori mi dissero che avevo trovato le parole giuste. È stato in quel momento che ho capito che ogni mia parola aveva un peso, non solo sulle decisioni aziendali, ma sulla vita di tante persone".

La Unoarre è stata creata da uomini ed è tradizionalmente un’industria al maschile. "Una delle sfide più grandi per le donne, specialmente in posizioni di leadership, è dover continuamente dimostrare di ’meritare’ il proprio ruolo. Un uomo raramente si sente chiedere se riesce a conciliare lavoro e famiglia o se è abbastanza autorevole. Personalmente ho cercato di affrontare tutto questo con competenza e una buona dose di determinazione. Sono convinta che il valore non abbia genere".

Famiglia e amicizie rimangono priorità. "Il tempo non è mai sufficiente ma spero di essere riuscita a essere una mamma e un’amica presente, soprattutto con attenzione e disponibilità quando serviva davvero. Quando ho tempo libero, la cosa che preferisco è stare con la famiglia. Mi piace viaggiare insieme ai miei figli oppure passare del tempo nella nostra casa al mare, in Maremma. È il mio posto del cuore, dove riesco davvero a staccare dal lavoro e dedicarmi a una vita più lenta, con ritmi diversi. È lì che ritrovo equilibrio e respiro".

La Unoaerre è una postazione formidabile per osservare il settore orafo: "Gli Stati Uniti rappresentano attualmente il secondo mercato di esportazione per il nostro settore e i dazi non possono che preoccuparci. L’impatto reale lo vedremo nei prossimi mesi ma le premesse non sono incoraggianti. Il settore orafo italiano ha dimostrato più volte una grande capacità di adattamento e resilienza, ma è chiaro che scenari come questi potrebbero mettere alla prova anche le realtà più solide".