
Un impero creato da Olga Santini e rinforzato da Giordana: il ruolo chiave del fratello e dei nipoti "Il mondo è cambiato, prima tutto era più semplice: ma il lavoro aiuta a moltiplicare il miracolo".
RepekDue date: 1964 – 2025. Tre generazioni. Mondi radicalmente diversi. Se volete conoscere la storia dell’oreficeria aretina e italiana chiedete alla famiglia Giordini. Nello stabilimento di Pieve al Toppo trovate la mamma Olga Santini che fondò l’impresa. I figli Giordana e Alessandro che l’hanno consolidata attraverso le tempeste delle molte crisi. I nipoti Jacopo e Costanza che lavorano a fianco della madre e dello zio per inventare e aprire strade nuove in anni di guerre e di dazi.
Nella famiglia Giordini l’oro è come l’aria: si respira fin da piccoli. Con un’unica eccezione: Giovanni, figlio di Alessandro che è intenzionato a diventare medico.Tutto nasce con mamma Olga agli inizi degli anni Sessanta: "prendeva i semilavorati alla Unoaerre e li faceva lavorare a domicilio - ricorda la figlia Giordana. Con papà Mario fondarono poi la Giordini. I primi contatti con esportatori che lavoravano per il mercato Usa e dopo una Fiera di Vicenza, la decisione di fare tutto da soli. Quindi marchio, lavorazione, commercializzazione diretta sul mercato americano".
Quando Giordana finisce le superiori non ci sono dubbi: il futuro è in fabbrica. "Non mi posi nemmeno il problema delle alternative. Mi piacevano le lingue straniere e i viaggi: il commerciale della Giordini era fatto per me". Il fratello Alessandro entrerà dopo ma solo per una questione anagrafica: ha nove anni in meno.Il puzzle familiare e quello imprenditoriale si compone perfettamente: lei al commerciale, lui alla produzione e all’amministrazione. Le famiglie crescono e ogni nuovo nato ha l’impresa nel Dna. "Mio figlio Jacopo mi ha sostituito al commerciale e Costanza, dopo aver frequentato l’Istituto europeo di design, si occupa di aiutare l’ufficio stile nella modellistica".
La famiglia Giordini riflette la storia dell’oreficeria italiana. "È cambiato tutto – ricorda Giordana. Ai tempi dei miei genitori era molto più semplice: oro meno caro, burocrazia meno opprimente, gran numero di clienti. Adesso la situazione è sostanzialmente inversa. Il settore ha seguito l’evoluzione generale della società e quindi le innovazioni tecnologiche, la nuova e giusta attenzione alla sostenibilità, sia ambientale che sociale; il proliferare di leggi e norme. Questi e altri elementi hanno determinato quella che mia madre osserva con perplessità ogni giorno: un numero sempre minore di addetti alla produzione e una quantità crescente di addetti a tutte le altre funzioni. A queste innovazioni si stanno aggiungendo elementi di pesantezza e di squilibrio dei mercati: le guerre e i dazi commerciali che creano problemi a molti settori e al nostro in modo particolare".
Giordana Giordini non nasconde la preoccupazione. Lo fa da presidente della sezione orafi di Confindustria, da presidente della Giordini, da mamma. "So che la nostra azienda è stata e sarà capace di adeguarsi. La nostra come molte altre: lo abbiamo fatto durante e dopo il Covid. Ma è veramente difficile lavorare in un settore dove ogni mattina ti alzi e controlli non solo il prezzo dell’oro ma se sono scoppiate altre guerre che rappresentano prioritariamente una tragedia umana ma anche la cancellazione di interi mercati. E che dire dei dazi? Comprendo che ci siano strategie politiche ma queste hanno riflessi sulle nostre imprese e quindi sui lavoratori. E, dal mio punto di vista, anche sui nostri figli. Non ho rimpianti e so che l’oreficeria degli anni Sessanta e Settanta è stata un miracolo irripetibile ma è lecito sperare di poter lavorare in un sistema che non sia dominato dal caos. Lo spero per me ma soprattutto per Jacopo e Costanza".