
Agnelli si racconta prima del concerto che incendia il Prato. "Insieme a Woodworm daremo una chance ai giovani talenti"
"La priorità è offrire un’occasione a quanti sarebbero esclusi dall’attuale mercato discografico: e insieme con gli amici di Arezzo ce la faremo". Manuel Agnelli arriva in città in largo anticipo, quasi volesse siglare il patto di ferro con la Woodworm. È lui il protagonista del faccia a faccia nello spazio Sugar, lo splendido cortile della galleria di moda dello stilista aretino. E da quella posizione racconta e si racconta. "Molti dei nostri progetti sono nati proprio per creare spazi di libertà, di svincolarci dal mercato, dai trend, dalle mode. E continuiamo". Ricorda tra gli episodi quello del Sanremo nel quale non inserirono il loro pezzo nella compilation ufficiale del festival, proprio per dare spazio ad altre voci. Al suo fianco Marco Gallorini, uno dei padri di Woodworm, annuisce soddisfatto. "Ho scoperto la realtà che Manuel ha creato a Milano con emozione". Si tratta di Germi un luogo di contaminazione lo avevano definito all’inizio, rischiando grosso perché la coincidenza con l’arrivo del Covid aveva trasformato il nome in una terribile "gufata". Ma il progetto è continuato e Woodworm lo ha sposato. Offrire un palco ai giovani senza vincoli "liberi dagli algoritmi" ironizza la carta fondante di quell’idea. Che va avanti e ha trovato ad Arezzo il partner ideale. Manuel Agnelli e gli Afterhours ieri sera hanno incendiato il Prato: un concerto che ha elettrizzato il pubblico, l’unica finestra rock di un evento che in generale strizza l’occhio a un pubblico diverso. Manuel è efficace, sotto i capelli di ordinanza, quando si racconta al pubblico ma lo è soprattutto sul palco, dove dal 1985 è una delle realta portanti della musica italiana. Di Arezzo ricorda anche Arezzo Wave, la sua vera culla aretina. Una delle tante idee lanciate come bocce da bowling sul panorama discografico era stato il Festival Tora Tora. E proprio quel festival nel 2005, subito intercettato dal fiuto vincente di Mauro Valenti, aveva trovato nell’ultima edizione ad Arezzo Wave un porto sicuro, ospitando naturalmente gli stessi Afterhours che ieri sera hanno fatto il "panico" a anche altri nomi di grido, tra cui ad esempio Giuliano Palma. "Siamo qui perchè abbiamo una visione comune, ci troviamo molto e quando c’è quella energia succedono piccoli miracoli" esclama Gallorini, rivolto all’amico e punto di riferimento Agnelli. Che ricambia con soddisfazione. Intorno i fans non si perdono una battuta, almeno quelli che riescono a scoprire questi angoli di festival raccontato e che magari potrebbero anche essere lanciati meglio, disegnando il volto di un altro Mengo, altrettanto potente. Ma quello che conta è che il festival passi lasciandosi alle spalle orme importanti. E una è proprio la collaborazione tra il mondo degli Afterhours e quello Woodworm. "In giro – conclude Agnelli – ho scoperto tanti ragazzini, una generazione che ha ricominciato suonare e a scrivere cose proprie, nei bar, nei circoli sociali, nelle piazze. Insieme possiamo riuscire a dargli un’occaspiome". Intanto per farsi sentire, domani per incendiare il Prato (chissà).
LuBi