
Giovanni Pratesi è docente di mineralogia del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze
AREZZO
Dalla galleria, Theatrum Mundi, nel cuore di Arezzo ai laboratori del gruppo di ricerca di Giovanni Pratesi, docente di mineralogia del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, per essere esaminato e studiato al fine di comprenderne meglio la natura e il processo genetico. Professore, come siete entrati in contatto con questo prezioso pezzo di roccia marziana?
"È stata una fortunata congiunzione di circostanze. Questo frammento, denominato Nwa 16788, è un campione eccezionale: 24,67 chilogrammi di materiale marziano, quando da Marte non siamo mai riusciti a riportare nulla. È stato il dottor Cableri, amministratore e coordinatore della galleria, ad anticiparmi l’esistenza di questo reperto, che poi è stato ospitato nella sua galleria ad Arezzo. Da lì è arrivata la possibilità di studiarlo grazie alla disponibilità di alcuni frammenti".
Cosa rende questo campione così importante per la scienza?
"È il più grande meteorite marziano mai recuperato. La sua storia è straordinaria: un enorme asteroide ha colpito Marte, proiettando questo frammento nello spazio. Dopo aver viaggiato per milioni di chilometri, è atterrato nel deserto del Sahara. Il campione è una roccia magmatica e ha un valore scientifico inestimabile: potrà perfino contribuire a riscrivere la classificazione dei materiali marziani".
Quante porzioni ne avete ricevuto per lo studio?
"Due fette sottili, per un totale di circa 40 grammi. Pochi? Assolutamente no. Le tecnologie moderne permettono di ottenere dati di altissimo livello anche da quantità minime. Con questi frammenti, ad esempio, abbiamo potuto fare spettroscopie di riflettanza che ci aiutano a caratterizzare i materiali a distanza, come se fossimo già su Marte".
Quali saranno i prossimi passi della vostra ricerca?
"Abbiamo già programmato ulteriori studi: vogliamo datare l’impatto su Marte che ha generato il meteorite, capire quando è arrivato sulla Terra, analizzare l’esposizione al vento solare e alla radiazione cosmica. È un’indagine che può offrirci risposte fondamentali sulla storia geologica di Marte".
Cosa può ancora raccontarci questo frammento di Marte? "Tantissimo. Ogni studio apre nuove strade: geochimica, cronologia, alterazioni spaziali. È un campione di riferimento, uno standard per la comunità scientifica. E da Firenze, grazie anche al contributo di giovani ricercatori come Annarita Franza e Xhonatan Shehaj, stiamo facendo la nostra parte".
Il meteorite è stato esposto anche all’Agenzia Spaziale Italiana…
"Sì, durante la Notte Europea dei Ricercatori. È stato un momento emozionante: la scienza, così, diventa visibile anche al grande pubblico".
Un frammento di Marte che fa brillare anche un pezzo di Toscana...
"Esatto. È una soddisfazione grande sapere che la ricerca italiana, e toscana in particolare, sia al centro di un’avventura scientifica di rilevanza mondiale".
Ga.P.