
Al Giubileo dei Giovani 140 tra ragazzi e accompagnatori da tutta la provincia
AREZZOUn grande prato d’erba, quello di Tor Vergata, a Roma, e decine di migliaia di ragazzi da tutto il mondo a condividere l’emozione unica del Giubileo della Speranza. In attesa della veglia con Papa Leone XIV, per i ragazzi sono ore di preghiera e riflessione, ma anche di balli e canti in compagnia di coetanei delle origini più diverse. In comune, la fede e la voglia di vivere un’esperienza fuori dall’ordinario. Da Arezzo sono partiti in 140 tra ragazzi e accompagnatori da ogni parrocchia della provincia. C’è chi è partito con i propri amici, chi se ne è fatto di nuovi strada facendo. Quel che è certo, è che ognuno torna a casa con uno zaino più pesante rispetto a quello dell’andata. A raccontarcelo per primo è Stefano Leoni, co-incaricato della Pastorale giovanile aretina. Per lui non è certo il primo Giubileo, ma la sorpresa e l’emozione sono inevitabili."Sia i ragazzi che noi stessi che li accompagniamo ne usciamo ogni volta arricchiti: è il giubileo dei giovani ma un pellegrinaggio anche per chi li accompagna". Chi sono i ragazzi di oggi? "In questo momento vedo giovani molto profondi e attenti. Non c’è niente di superficiale in loro, hanno grande cuore e animo". Sveglia presto, zaino in spalla e sacco a pelo. La giornata conclusiva del giubileo dei giovani, per molti, è solo l’ultima di una serie. "C’è chi è partito in pellegrinaggio il 21 luglio e chi invece questo lunedì. Passeremo quest’ultima notte insieme, accampati, in attesa dell’ultima messa del mattino". Ognuno ha scelto di vivere l’esperienza che preferiva, come Lorenzo Barbieri, 27 anni, uno dei responsabili della parrocchia di Terranuova. "Siamo stati accolti dalla parrocchia di San Felice da Cantalice a Centocelle. È stata una settimana sopra ogni aspettativa: ogni giorno pensi che sia il migliore, poi arriva quello dopo e ti sorprende". La voce di Lorenzo è carica di emozione. "Attraversare la Porta Santa è stato come un nuovo inizio, in un periodo di passaggio anche personale. Giorni intensi vissuti in una grande atmosfera: siamo quasi un milione, ma sembriamo una sola grande famiglia. Cantiamo, preghiamo, condividiamo ogni momento. Vorrei che questa atmosfera potesse arrivare anche fuori da qui: sarebbe un sogno. Cosa mi porto a casa? Questa è un’esperienza che segna la vita, come la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona nel 2023".C’è anche chi è al suo primo Giubileo, come Ettore Zelli, 19 anni, che è partito da Ponticino con altri tre amici. "Ho appena finito il liceo e a settembre inizierò l’università, ma ora mi sto godendo ogni istante di questa esperienza. Abbiamo vissuto questi giorni nel vero spirito della comunità conoscendo tantissime persone da tutto il mondo". La gioia, la pace e la speranza che si respirano sono contagiose. "Oggi, è la chiusura di un viaggio, ma l’inizio di un percorso. Torno a casa con occhi diversi: tra le notizie di guerra e distruzione, qui abbiamo toccato con mano che amore e speranza esistono davvero, e possiamo portarli nel mondo".Serena Convertino