GAIA PAPI
Cronaca

Ma la moda rialza la testa. Le vendite tornano a salire. I segnali in controtendenza

Il made in Italy prova a smarcarsi dai carati: decisivo l’asse col settore del lusso. Ora serve una conferma nella seconda parte dell’anno. Le aree ad alta tecnologia.

Il made in Italy prova a smarcarsi dai carati: decisivo l’asse col settore del lusso. Ora serve una conferma nella seconda parte dell’anno. Le aree ad alta tecnologia.

Il made in Italy prova a smarcarsi dai carati: decisivo l’asse col settore del lusso. Ora serve una conferma nella seconda parte dell’anno. Le aree ad alta tecnologia.

di Gaia PapiAREZZOIl distretto conferma la sua vocazione manifatturiera oltre l’oro, col settore moda e la pelletteria che trainano l’economia. I dati diffusi nell’ultimo report camerale mostrano un comparto in salute, che nonostante la complessità dei mercati internazionali continua a crescere e ad attirare investimenti. Un trend che pare lasciarsi alle spalle il grande freddo di due anni fa. La moda, in particolare, si conferma il secondo grande pilastro produttivo della provincia. Tessile, abbigliamento e calzature hanno archiviato il semestre con un incremento delle esportazioni e un consolidamento della base occupazionale.

Le aziende, spesso di piccola e media dimensione, hanno puntato su innovazione e internazionalizzazione, rafforzando le collaborazioni con i grandi brand del lusso. Il risultato è un settore che, pur risentendo della frenata dei consumi interni non ancora in controtendenza, riesce a trovare sbocchi sempre più consistenti sui mercati esteri, con punte significative in Europa e Nord America. A trainare c’è soprattutto la pelletteria. Il distretto aretino si sta ritagliando uno spazio di primo piano nella filiera toscana, con produzioni che spaziano dalla borsa alla piccola pelletteria e accessori di lusso. Le aziende hanno investito in nuovi macchinari e nella formazione dei giovani artigiani, garantendo standard di qualità sempre più elevati.

Le commesse dai grandi marchi della moda internazionale assicurano stabilità e prospettive di crescita, mentre il segmento medio-alto consolida il legame con mercati strategici come Francia, Germania e Stati Uniti. Gli "altri settori" manifatturieri, che comprendono meccanica, arredamento e chimica, hanno segnato un andamento positivo, pur con differenze significative tra i comparti. La meccanica resta solida, trainata dalla domanda di componentistica e da alcune nicchie di specializzazione ad alta tecnologia. L’arredamento, nonostante la concorrenza globale e il rallentamento edilizio, difende le proprie quote grazie a produzioni di qualità e a un forte legame con il design toscano.

Anche il comparto chimico-farmaceutico mostra segnali di crescita, con investimenti che rafforzano la filiera e aprono a nuove opportunità di export. Complessivamente, la manifattura aretina racconta un’economia diversificata e resiliente anche se ora il trend va confermato nella seconda metà dell’anno. La capacità delle imprese di innovare, di stringere alleanze con i grandi marchi e di guardare ai mercati internazionali è la chiave che consente di affrontare le incertezze globali.

La sfida per il futuro sarà rafforzare ulteriormente la filiera, sostenere la formazione e attrarre giovani nei mestieri artigianali, evitando il rischio di carenza di manodopera specializzata. Ma i numeri indicano chiaramente una strada: Arezzo non è solo oro, e i distretti della moda e della pelletteria possono rappresentare un nuovo volto competitivo del made in Italy locale.