
La bara di Emanuele Di Rocco all’uscita dal Duomo dove si sono svolti i funerali
Arezzo, 19 settembre 2025 – "Ciao Papo". Solo queste parole, pronunciate dalla figlia di Emanuele Di Rocco, hanno squarciato il silenzio surreale che ieri ha avvolto il Duomo di Arezzo. Un silenzio fatto di dolore, incredulità e commozione, mentre la città intera si stringeva attorno alla famiglia del ristoratore 50enne morto nel tragico incidente stradale in via Anconetana il 12 settembre.
La voce dell’adolescente ha dato corpo al sentimento collettivo: "Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Per le risate, per avermi aiutato con la matematica, per le ore passate insieme ad ascoltare la tua musica, Vasco Rossi in primis. Grazie".
Parole che hanno toccato nel profondo le centinaia di persone presenti, parenti, amici, colleghi e clienti che riempivano ogni banco della cattedrale. Il feretro, giunto in Duomo dal San Donato dopo la veglia in camera ardente, è stato accolto da un lungo applauso, unico modo per rompere l’assenza di parole di fronte a una morte tanto improvvisa.
Sul sagrato, una folla immobile, un mosaico di volti familiari e sconosciuti uniti dalla stessa esigenza: rendere l’ultimo saluto a un uomo che aveva fatto della convivialità e dell’ospitalità il cuore della sua vita. "Vedi quante persone ti volevano vene?" ha chiesto la figlia.
Il noto ristoratore
Di Rocco era titolare del ristorante Passaparola in viale Michelangelo, locale divenuto negli anni un punto di incontro per generazioni di aretini. Sempre sorridente, sempre pronto a un "Forza ragazzi", il motto che campeggiava anche sullo striscione lasciato dai tifosi della Curva Sud davanti al locale, insieme a fiori e candele.
Un omaggio spontaneo che ha trasformato l’ingresso del ristorante in un altare laico, testimonianza concreta del vuoto lasciato dalla sua scomparsa. Le esequie, celebrate da Don Alvaro in un clima di compostezza e partecipazione, hanno ricordato la centralità della famiglia nella vita di Emanuele, il suo impegno quotidiano per dare serenità ai suoi cari e il legame profondo con la città. Dopo la funzione, il corteo ha accompagnato la salma fino al cimitero di San Firenze, dove sarà tumulato.
La nuova casa con la famiglia
Proprio lì, alle porte della città, Emanuele aveva da poco realizzato il sogno di una nuova casa con la famiglia: il luogo che adesso diventa custode della sua memoria. La tragedia, consumatasi lo scorso venerdì quando la sua auto è rimasta coinvolta in un terribile impatto mentre tornava a casa dopo il servizio del pranzo, ha lasciato sin dall’inizio poche speranze. Trasportato con l’elisoccorso Pegaso all’ospedale di Careggi, Emanuele si è spento poche ore dopo.
Da allora, il dolore si è diffuso a cerchi concentrici: dal nucleo familiare alla cerchia degli amici, fino a coinvolgere un’intera comunità. In questi giorni la città ha trovato nei gesti semplici la forma più autentica del lutto: messaggi commossi sui social, fiori deposti davanti al ristorante, abbracci silenziosi.
I clienti lo ricordano come un punto di riferimento, capace di trasformare un pasto in un momento di incontro, un tavolo in un’occasione per sentirsi a casa. "Ciao Papo", ha detto la figlia. E in quel saluto breve e struggente si è riconosciuta un’intera città.