
Riconoscimento speciale allo scrittore. In scena il ricordo di Pasolini e Modugno. Le mura parlanti di Pieve
Un intero paese che diventa capitale della memoria: dal 18 al 21 settembre 2025 Pieve Santo Stefano ospita la quarantunesima edizione del Premio Pieve Saverio Tutino, il festival dedicato a diari, lettere e memorie capaci di restituire la Storia attraverso le voci di chi l’ha vissuta. Per quattro giorni il borgo si trasformerà in un laboratorio diffuso con incontri, reading, mostre, laboratori per le scuole, performance teatrali e concerti.
Un appuntamento che si rinnova di anno in anno grazie alla "condivisione di valori, di esperienza e di territorio, perché è importante pensare che un’istituzione culturale possa avere una sua ricaduta sui luoghi", ha affermato Natalia Cangi, direttrice organizzativa dell’Archivio diaristico nazionale.
"Quest’anno il Premio Tutino è ambizioso, abbiamo cercato di racchiudere due date, 1945 e 2025, e ottant’anni di storia nel programma dal titolo evocativo "Il ritorno della memoria". La domanda di sottofondo è: serve ancora la memoria? E a cosa serve visti i conflitti in atto?".
Un dualismo, tra passato e presente, che si vedrà anche negli spettacoli: con Marco Baliani si parlerà di Pasolini a 50 anni dalla morte, le parole e le musiche di Mario Perrotta ricorderanno Domenico Modugno, Mamadou Diakité porterà in scena la sua storia personale per il progetto diario dei migranti e Andrea Merendelli, per il secondo anno a Pieve, porterà sul palco una pagina che lega la Valtiberina e le migrazioni del dopoguerra, incrociandola con le nuove migrazioni contemporanee. Da non dimenticare la novità di quest’anno, il percorso digitale intitolato "I muri parlano": in vari punti della cittadina saranno installati QR code che permetteranno al pubblico di accedere con il proprio smartphone a diari, testimonianze e contenuti multimediali dell’Archivio, trasformandola in un museo diffuso della memoria.
"Il Premio Pieve Saverio Tutino significa tanto per il territorio e come Camera di Commercio di Arezzo è appuntamento che non vogliamo mancare" ha detto il presidente Massimo Guasconi, mentre il direttore generale della Banca di Anghiari e Stia Fabio Pecorari ha sottolineato: "Oggi è fondamentale sostenere iniziative di questo tipo che danno valore all’esperienza delle persone, al senso di umanità". Otto i finalisti selezionati per questo ritorno alla memoria, in un percorso cronologico ma anche geografico, dall’Europa orientale agli Stati Uniti, dall’Africa all’Italia.
"Un viaggio – ha spiegato la direttrice Cangi – che parte dalla storia di Ricciardo Vaghetti durante la Grande Guerra, passa al Dodecaneso con la memoria da Rodi di Arnaldo Manni e l’avventura da Kos di Tito Zampa e sbarca in Usa nel dopoguerra con i carteggi tra il fisico Eduardo Renato Caianiello e la moglie Carla Persico; facendo un passo indietro, Vittorio Binotto e Bernardina Casarin si scambiano invece lettere per colmare i vuoti creati dal conflitto. Si passa quindi alla seconda metà del Novecento e Francesca Ingoglia ci racconta le migrazioni dalla Sicilia a New York per inseguire il sogno americano, mentre la dottoressa Chiara Castellani ci porta in un piccolo ospedale in Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, dove sogna di portare acqua e luce. Per chiudere una testimonianza delicata dell’oggi, quella di Debora Pietrarelli, che ci mostra come in uno specchio la nostra società fatta di sofferenza e rinascita.
Accanto al Premio Pieve il programma è arricchito anche da altri importanti riconoscimenti assegnati a personaggi di rilievo del panorama culturale odierno: il premio Città del Diario allo scrittore Antonio Scurati, autore della pentalogia "M", e il premio Tutino Giornalista 2025 alla giovane freelance palestinese Rita Baroud.