
Nell’officina arrivarono i soccorsi e i carabinieri. Muhammad rimase in coma per oltre un mese
MONTE SAN SAVINONonostante la richiesta di una condanna a otto anni da parte del pubblico ministero, l’indagato è stato assolto. È questo il verdetto pronunciato ieri nell’aula del tribunale di Arezzo, su una vicenda drammatica e complessa, iniziata lo scorso ferragosto a Monte San Savino. Un caso che aveva destato scalpore e inquietudine: un uomo ritrovato gravemente ferito, sfregiato dall’acido muriatico nella sua officina, con i sospetti subito orientati verso un’aggressione brutale e premeditata. Tutto ebbe origine da un presunto "incidente" sul lavoro, la prima ipotesi che aveva spinto i soccorritori a pensare che Muhammad N., un pakistano di 29 anni, avesse ingerito per errore l’acido a causa del caldo estivo. Ma la realtà si rivelò ben diversa: Muhammad rimase in coma per oltre un mese, ricoverato prima all’ospedale San Donato di Arezzo e poi trasferito al Cisanello di Pisa, dove lottò per la vita. Le sue ferite, gravissime, avevano distrutto l’esofago, costringendolo a subire numerosi interventi chirurgici. La sua ripresa è stata lunga e dolorosa, segnata da ricoveri e terapie. Dietro quella terribile aggressione, la procura di Arezzo iniziò a intravedere un movente preciso: una storia di denaro, amicizia tradita e tensioni economiche. Muhammad, infatti, aveva prestato 8mila euro a un connazionale, che sarebbe dovuto diventare suo socio in un autolavaggio, progetto che però naufragò a causa di ulteriori richieste finanziarie da parte dell’indagato, non accolte dal giovane pakistano. Le tensioni tra i due si accumularono fino alla fatidica giornata di ferragosto, quando, secondo la ricostruzione degli inquirenti, la lite degenerò in violenza estrema. L’indagato, non doveva trovarsi lì quel giorno, ma arrivò nell’officina e, dopo una discussione accesa, colpì Muhammad con un bastone, lo costrinse a bere l’acido e lo lasciò privo di sensi a terra. Muhammad non si arrese: insieme al suo avvocato Marco Gnalducci e al team legale composto da Bernardo Viciani e Riccardo Capezzuoli, querelò l’aggressore, dando il via a un’indagine approfondita. La procura dispose una perizia medico-legale per valutare le lesioni e stabilire la gravità dell’aggressione, fondamentali per definire l’accusa da contestare all’indagato, che oscillava tra lesioni gravissime e tentato omicidio. Tuttavia, il percorso giudiziario ha riservato un esito inatteso: nonostante la richiesta di condanna a otto anni avanzata dal pubblico ministero, il giudice per le indagini preliminari Giulia Soldini ha deciso per l’assoluzione. Una sentenza che sorprende e divide, aprendo interrogativi sulle prove raccolte e sulle dinamiche che hanno condotto a quella terribile giornata. Muhammad, che ha rischiato di perdere la vita, continua il suo percorso di guarigione, mentre la giustizia, almeno per ora, ha preso una strada diversa da quella che molti si aspettavano. Gaia Papi