FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Baudo, l’amico aretino racconta. Macrì: "Lo conobbi grazie a Katia. A Badia al Pino era di famiglia"

Pasquale, medico ed ex assessore alla Cultura racconta il rapporto privato, oltre il personaggio "Abbiamo visto insieme i Mondiali del 1982 e sognavamo di fare un festival in piazza Grande".

Pasquale, medico ed ex assessore alla Cultura racconta il rapporto privato, oltre il personaggio "Abbiamo visto insieme i Mondiali del 1982 e sognavamo di fare un festival in piazza Grande".

Pasquale, medico ed ex assessore alla Cultura racconta il rapporto privato, oltre il personaggio "Abbiamo visto insieme i Mondiali del 1982 e sognavamo di fare un festival in piazza Grande".

Dottor Pasquale Macrì, com’è nata la sua amicizia con Pippo Baudo? "Lo conobbi all’inizio degli anni Ottanta grazie a Katia Ricciarelli, con cui Pippo aveva da poco iniziato una relazione. Eravamo molto legati a Katia e lei ci presentò in un contesto familiare. Ricordo una cena a Badia al Pino con tutti i miei parenti: fu un incontro semplice ma importante. Da lì nacque una conoscenza che si trasformò presto in amicizia vera. Ci vedevamo spesso, e non erano più incontri di cortesia. Io frequentavo casa sua, lui la mia: era entrato a far parte della nostra vita quotidiana".

Che persona era Baudo al di là dell’immagine televisiva? "Lontano dei riflettori era un uomo di grande spessore umano. Prima di tutto un signore, come lo era stato suo padre. Non era soltanto il presentatore che tutti conoscevano, capace di reggere la scena con eleganza e autorevolezza, ma una persona profondamente rispettosa degli altri. La sua formazione giuridica, in particolare nel diritto del lavoro, gli aveva lasciato un’impronta sociale che non lo ha mai abbandonato. Sapeva ascoltare e valorizzare chiunque incontrasse, senza alcuna invidia o arroganza. Un gesto che mi è rimasto impresso: abitava in una casa di quattro piani senza ascensore e accompagnava sempre gli ospiti fino all’ultimo gradino. Non lo faceva per formalità, ma per educazione naturale. Era un’eleganza autentica, non di facciata".

Condivideste anche momenti sportivamente storici... "Sì. Ho un ricordo dei Mondiali di calcio del 1982, quelli vinti dall’Italia di Enzo Bearzot. Guardammo insieme le partite, vivendo l’entusiasmo collettivo per i gol di Paolo Rossi. Erano giornate speciali, in cui l’Italia intera si riconosceva in una vittoria storica. Averle vissute accanto a lui ha reso quei momenti ancora più indimenticabili".

Negli ultimi anni aveva scelto un profilo più riservato. Perché? "Le sue condizioni di salute si erano pian piano aggravate. Aveva problemi ortopedici alle ginocchia e all’anca, che lo costringevano a una vita più isolata. Era consapevole che, quando non fosse stato più in grado di mostrarsi in pubblico, avrebbe preferito ritirarsi. Lo ripeteva spesso e lo ha fatto davvero. Io l’ho visto per l’ultima volta sei mesi fa. Poi la malattia lo ha reso progressivamente più fragile: al telefono parlava con voce fievole, quasi irriconoscibile".

Lei ha ricoperto il ruolo di assessore alla Cultura di Arezzo. Ci fu un progetto con Baudo legato alla città? "Sì, nel 2012. Con Pippo e Lucio Dalla stavamo lavorando a un festival di musica leggera in piazza Grande che si sarebbe chiamato ‘Ut’. L’idea era che Baudo e Dalla ne fossero i direttori artistici: un’occasione che avrebbe portato ad Arezzo un evento di altissimo livello, con due protagonisti assoluti della cultura popolare italiana. Era tutto pronto, ma la morte improvvisa di Dalla, il 1° marzo di quell’anno, fermò il progetto. Se fosse andato in porto, Arezzo avrebbe avuto un legame ancora più forte con Baudo".

Quale ricordo personale le resta più forte? "Sono tanti momenti familiari di grande serenità che in questo momento mi si accavallano nella memoria. Non era il grande conduttore televisivo, ma un amico di casa. Ho negli occhi i sabati sera al Teatro delle Vittorie a vedere dal vivo ‘Fantastico’, le grandi band internazionali che arrivavano per la prima volta in Italia, l’ascesa delle nuove soubrette. Quella era la nostra gioventù, vissuta insieme a lui e a mio fratello. Oggi, nel momento del distacco, la sensazione non è soltanto di perdere una figura pubblica che ha fatto la storia della televisione italiana, ma di dire addio a una presenza intima, parte della nostra vita privata. Il dolore è autentico.

Andrà ai funerali? "Le informazioni non sono ancora definitive. Si parla di una camera ardente al Teatro delle Vittorie a Roma e di funerali a Militello in Val di Catania, il paese natale di Baudo. Attendiamo conferme ufficiali, ma è probabile che queste siano le sedi in cui verrà reso omaggio alla sua figura".

La notizia della morte di Baudo l’ha appresa mentre era in vacanza... "Sto tornando dalla Bretagna, era un viaggio con la mia famiglia. Nel momento in cui ho ricevuto la notizia ho sentito che non potevo restare lontano. Ora sto percorrendo il lungo tragitto di rientro. Partecipare al funerale è per me un dovere morale e umano, l’unico modo per salutare un amico che ha accompagnato una parte importante della mia vita".