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Oca, i magnifici quattro. Spirito di squadra e riservatezza: "Mai messaggi scritti"

Tolu era anche nello staff di Bernardini, tre le new entry. Monaci è il nipote del fantino Lazzaro Beligni, amico di Tittia.

Tolu era anche nello staff di Bernardini, tre le new entry. Monaci è il nipote del fantino Lazzaro Beligni, amico di Tittia.

Tolu era anche nello staff di Bernardini, tre le new entry. Monaci è il nipote del fantino Lazzaro Beligni, amico di Tittia.

di Laura Valdesi

SIENA

Spirito di squadra. Ogni informazione condivisa. Niente messaggi per telefono, nulla di scritto. Meglio evitare nel Palio, preferendo la riservatezza. Dedizione, poi. Attenzione ai dettagli. Genio (e poca) sregolatezza. La capacità di intendersi al volo, basta uno sguardo. Come quando, nell’Entrone, i loro occhi hanno parlato in modo silenzioso. Di un Palio che di lì a poco avrebbe portato di nuovo il Drappellone in Fontebranda grazie a Tittia e Diodoro. Uno solo dei quattro fiduciari del capitano Duccio Cottini era già nello staff vittorioso nel 2023 di Stefano Bernardini, Roberto Tolu. Alla prima esperienza nel ruolo gli altri tre. Alberto Monaci, 29 anni, il più giovane, nipote dell’indimenticato Lazzaro Beligni, 40 palii corsi e nessuno vinto. Un personaggio che a modo suo ha scritto la storia del Palio.

"Quaranta come il numero di Carriere in Piazza di Tittia... Nonno era molto amico di Giovanni, gli teneva i cavalli. Ricordo quando da bambino mi portava alla Ripa", svela Alberto. Cresciuto a pane e Palio, affascinato da quella figura finché non è volato in cielo quando lui aveva 13 anni. "Ma è come se fosse sempre con me", ammette. Poi c’è il dentista Andrea Petreni, 32 anni, equilibrato e definito dal decano dello staff "ragazzo d’oro, come tutti e tre del resto. Persone intelligenti con cui ci intendiamo al volo e abbiamo fatto questo bel percorso". L’altra new entry è "l’artigiano elettricista", così ama definirsi, Michele Zanelli, 53 anni. Appassionato di statistiche e ricorsi "perché la storia si tramanda", osserva. "Appena vidi che ci era toccato il quinto posto al canape sentivo che si sarebbe fatta una bella corsa. Il quarto è quello da cui Tittia ha vinto di più, dunque siamo lì". Nessuno di loro ha fatto fioretti. "Le emozioni è meglio viverle con spontaneità", aggiunge Zanelli. Facendole fluire dal cassetto del cuore.

"Roberto Tolu rappresenta la continuità", dice Monaci. La memoria storica del Palio dell’Oca, per quanto riguarda i fiduciari. Quello che custodisce segreti e particolari, che conosce accordi e strette di mano. Intese. Alberto, Andrea e Michele hanno saputo ascoltare, una dote rara. "E io li ho accompagnati in questo percorso ribadendo sempre che bisogna essere molto, molto umili. Chi ha questa dote, l’umiltà appunto, riesce", spiega Tolu. Che sembra una persona sempre molto tranquilla. "In realtà – rivela – chi mi conosce sa che sono molto caratteriale, seppure sereno e rassicurante".

Quattro fiduciari, altrettante tessere di un mosaico che rimanda un’Oca gelosa delle proprie ricette per fare il Palio e dei propri segreti. Capace di miscelare le forze nuove con l’esperienza. "Michele ha legato il gruppo, gli va dato merito – sostiene Andrea Petreni – , è stato il collante capace di tirare fuori le migliori caratteristiche di ciascuno. Meticoloso, analizza ogni tipo di situazione". E Zanelli rilancia: "Lui invece è quello che ha sempre la parola giusta al momento giusto. Fondamentale a volte per risolvere le situazioni". Petreni e Monaci erano stati mandati sul palco dei capitani da Duccio Cottini, gli altri erano alla mossa.

"Appena partiti i cavalli iamo entrati in una sorta di apnea mentale – sintetizza Tolu per tutti il sentimento provato quando Renato Bircolotti l’ha data buona –, una specie di ’bolla’". "Una volta che Tittia e Diodoro hanno girato primi a San Martino ho pensato ’prende fiducia’", dice Alberto. "C’erano ancora due giri e mezzo da fare", ha frenato l’emozione Tolu. Si sono abbracciati, Monaci e Petreni, appena il sardo tedesco è arrivato primo al bandierino. Raggiungendo il capitano al piano superiore, dove è corso anche Tolu. "Sono rimasto invece sotto il palco – spiega Zanelli – , con i pugni alzati. Qui ho trovato Maurizio Meli (mangino vittorioso del 2023, ndr)". Un solo aggettivo per descrivere l’emozione provata: "Indescrivibile". "Ringrazio mio padre che mi ha insegnato la Contrada e grazie anche perché mi ha fatto dell’Oca", dice Petreni. Che dedica la sua prima vittoria al babbo, ai suoi cari, "alla parte della famiglia ocaiola che non c’è più, alla Contrada e a tutti gli amici che ci sono e che non ci sono più". Un successo che dedico "all’Oca, ad un mio amico che vive un momento difficile, a nonno Lazzaro che penso sarebbe stato strafelice, a Duccio che mi ha dato questa opportunità. Non dimenticherò l’abbraccio con mamma sotto il palco dei capitani e quello con mia sorella Viola che era nel terrazzino accanto", dice Monaci.

Si commuove Tolu "andando con il pensiero ai genitori, a cui va questo Palio, ma anche alla famiglia che - dice - per me è un valore fondamentale della vita. Una famiglia dragaiola che sopporta l’Oca tutto l’anno. Ho trovato mia moglie Elisabetta in Provenzano che mi ha gridato ’te lo sei meritato’. La Contrada è la mia seconda famiglia". Speciale, poi, il rapporto con Duccio Cottini con cui condivide anche momenti extra Palio con le rispettive famiglie. "Una persona importante", lo definisce. Senza dimenticarsi di ringraziare anche Stefano Bernardini e gli altri amici con cui ha condiviso 8 anni di Palio. Si commuove un attimo, Zanelli, dedicando il successo "alla compagna Giulia e a mia figlia Adele, all’Oca e a tutte le persone che in questo percorso mi hanno fatto sentire me stesso".

E se di Tittia Tolu dice "per noi è uno di Contrada", difficile strappare ai quattro fiduciari retroscena sul capitano. "Chiede il massimo impegno, sempre", dicono. "Un signore, mai sopra le righe". E ancora: "Preciso, cura i dettagli". "Ma anche molto brillante, bada bene, dietro le quinte", chiude Tolu sorridendo.

Cala il sipario. Hanno detto anche troppo. Riservatezza, la parola d’ordine di Fontebranda. E sia.