
Il regista francese Olivier Assayas sul red carpet della mostra del Cinema
La sua mano è impressa nella pietra di Castiglion Fiorentino. Si prestò a farne il calco qualche anno fa, da ospite d’onore del Film Festival. E lo scultore Minigrilli gli ha regalato un attimo di eternità. Quello che Olivier Assayas si scolpisce già da solo con il cinema. Un regista di punta, si divide tra Parigi e la Val di Chio, dove ha la sua villa delle vacanze. Ma ora è di casa a Venezia, un altro spiraglio aretino alla madre, o forse la nonna, di tutte le mostre.
La sua serata di gloria l’ha già avuta: i due passi sul viale centrale, il red carpet al palazzo del cinema, la prima in Sala Grande. La prima di un film già in lizza per conquistare il Leone d’Oro: il Mago del Cremlino, Putin visto dalla prospettiva di chi ha contribuito a costruirlo per essere poi abbandonato brutalmente al suo destino. Vadim Baranov che prende la scena, con Paul Dano per una volta a contendere il podio a Jude Law, un Putin praticamente perfetto, e a Alicia Vikander, una bellissima macchina da cinema. Il film Assayas dovrebbe averlo scritto come tutti gli altri in Val di Chio, il suo buen retiro castiglionese da dove trae ispirazione per le sue opere cinematografiche. Un occhio, il suo, che spazia dal ‘68 ai nuovi mestieri del terzo millennio, come nella palma d’oro "Personal Shopper". Il sindaco Mario Agnelli ha fatto un post per confessare il suo tifo spietato per lui. "Alla Mostra del Cinema di Venezia faccio il tifo spudoratamente per il Castiglionese di adozione Olivier Assayas da Gaggioleto in Val di Chio", scrive il primo cittadino sul suo profilo social.
Assayas ha già ricevuto da Venezia dieci minuti di applausi della Sala Grande: lui che ammiccava timido, lasciando il centro della scena ai suoi attori. E allargando lo sguardo verso la Sala Grande, forse fino alle pendici della sua Val di Chio.
Ma al Lido c’è un altro richiamo, fortissimo, alla terra d’Arezzo. È in arrivo per il gran finale del festival. è un capolavoro di Piero della Francesca, ma non sono gli affreschi. Perchè, semmai sul ciclo della Vera Croce, si prende una "rivincita" il Piero della Resurrezione di Sansepolcro. Il protagonista di "Come ti muovi sbagli" si immergera nei colori dell’artista, entrando e uscendo proprio dalla porta del museo. È un film italiano, firmato da un Gianni Di Gregorio che da noi gioca in casa. E punta dritto al cuore della grande bellezza.