
Mossa a sorpresa dal Casentino: gli esponenti del partito hanno indicato il nome del capogruppo. Riunioni incandescenti in Valdarno e Valdichiana: il sindaco di Terranuova in pressing. Gli scenari.
La corsa contro il tempo "inciampa" negli ostacoli non del cuore, parafrasando un brano di Elisa, ma dei nomi. Nomi uguale candidati per le regionali: il risultato non cambia e nel Pd le acque sono molto agitate. Si incrociano più questioni e tutte di rilievo che fanno tirare a notte fonda nelle riunioni, o infiammano la ridda di telefonate tra esponenti di partito per manifestare malumori, ideare strategie, in vista della dad line, a fine settimana. Perchè la prossima, la lista dem aretina dovrà stare sul tavolo di Emiliano Fossi, e solo lui avrà l’ultima parola - e pure carta bianca - sulle candidature. Probabile tra domani e venerdì la direzione provinciale che stilerà le indicazioni definitive dei nomi per il regionale, ma intanto nelle vallate malumori e rivendicazioni alimentano il ventilatore nel tour della segretaria provinciale Barbara Croci. Dalla Valtiberina iscritti e maggiorenti hanno indicato, secco, il nome della stessa Croci per un seggio in consiglio regionale. Ma il coniglio è saltato fuori dal cilindro del Casentino: qui il partito, compatto, ha dato un solo nome e cognome: Vincenzo Ceccarelli.
Una mossa a sorpresa dal momento che proprio per lui dalla direzione dem era emersa la richiesta a Fossi e Giani di un posto in giunta da assessore esterno in cambio della rinuncia alla deroga sulla candidatura (il cosiddetto lodo Ceccarelli) e del suo sì alla corsa a sindaco, nel 2026. Una mossa che nei rumors interni al partito, viene letta come un pressing del capogruppo in Regione sul segretario regionale del Pd e sul governatore per ottenere un "paracadute". Ma certo è che il suo nome nell’elenco dei papabili aretini è una "spina nel fianco" di Fossi (e non solo). Eppoi c’è l’altra questione che agita le fila dem: la candidatura dei sindaci, sostenuta dalla componente riformista che "spinge" Sergio Chienni e Roberta Casini, ma respinta dalla maggioranza schleiniana. Un no, salvo l’eccezione che in questo caso non conferma la regola ma segue l’indicazione della segreteria regionale: quel "salvo" è agganciato all’opzione "se il nome del sindaco serve a risolvere un problema". Nello stesso verbale della direzione Pd è scritto: "Al termine al di numerosi interventi e posizionamenti di segretari di unioni comunali precedentemente riunitesi, sindaci in carica e iscritti di diverse sensibilità, orientati nettamente sulla non opportunità della candidatura di sindaci eletti un anno fa, la direzione si è espressa unitariamente dando indicazione di non ricorrere a tali candidature, a meno che non vengano a mancare opportune alternative e quindi sia valutato necessario". E forse, è proprio in quel "a meno che..." che si sarebbe infilata la tattica del sindaco Chienni, bonacciniano: secondo quanto filtra, sarebbe particolarmente attivo in queste ore per assicurarsi l’opzione candidatura anche con sollecitazioni da fuori regione. Ma in Valdarno la maggioranza dei sindaci e dei segretari di partito avrebbero ribadito la contrarietà su un sindaco in carica da un anno e col rischio che in caso di elezione, Terranuova possa tornare alle urne. Ieri nel tardo pomeriggio riunione di vallata con Paolo Brandi e Francesca Basanieri della segreteria provinciale e clima incandescente. Anche perchè proprio in Valdarno la direzione dem aveva indicato l’outsider Filippo Boni. Vedremo l’esito. Eppoi c’è Roberta Casini da Lucignano, molto vicina al governatore Giani: il suo nome è stato al centro della riunione di vallata, nel dopocena con la segretaria Croci. Nodi ingarbugliati che rischiano di appesantire un quadro già complesso, sia per il diktat di Firenze sulla scelta finale dei candidati, sia per i maldipancia interni alle componenti rispetto a una sintesi, che a pochi giorni dalla chiusura della lista, ancora non si trova.
Lucia Bigozzi