MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Quei manifesti che hanno dato "carattere" alla Versilia. Dipinti a mano da Benassi, come negli “anni ruggenti“

Oggi, come mezzo secolo fa. Quei manifesti evocano l’energia della Versilia. Quella ruggente dei grandi personaggi, degli alberghi chic, dei...

Oggi, come mezzo secolo fa. Quei manifesti evocano l’energia della Versilia. Quella ruggente dei grandi personaggi, degli alberghi chic, dei...

Oggi, come mezzo secolo fa. Quei manifesti evocano l’energia della Versilia. Quella ruggente dei grandi personaggi, degli alberghi chic, dei...

Oggi, come mezzo secolo fa. Quei manifesti evocano l’energia della Versilia. Quella ruggente dei grandi personaggi, degli alberghi chic, dei bar letterari, dei cinema ovunque e delle feste al chiar di luna. Nei cartelloni che reclamizzavano le notti di musica, quelle di Mina e Aretha Franklin, di Celentano e di Ray Charles, si leggeva, e si può leggere ancora, il carattere spensierato e la leggerezza dell’estate in questo spicchio di terra benedetta dal mare e protetta dalle Apuane. E come faceva per i concerti della Bussola, è il professore di arte Franco Benassi a firmare ancora i manifesti con gli artisti del festival “La prima estate“ a Bussoladomani.

Professor Benassi, come nacque la collaborazione con la Bussola di Sergio Bernardini?

"Per una protesta sindacale..."

Cioè?

"Fino alla fine degli anni Settanta erano i camerieri ad arrampicarsi sulle torri, alte fino a tre metri, per rimuovere i cartelloni col programma dei concerti. Lo facevano alla fine del turno di lavoro, poi il guardiano dava una mano di bianco, e infine Carinocci, grafico straordinario della Darsena, ci dipingeva sopra la nuova programmazione. Per quella mansione extra, giustamente, si sollevò una protesta sindacale: i camerieri si rifiutavano di salire a scendere sulla torre per smontare e rimontare i manifesti. Ne parlarono tutti i giornali dell’epoca".

E cosa successe allora?

"Carinocci iniziava ad avere un’età, e io che invece ero un ragazzo potevo dipingere direttamente in altezza. Così mi ritrovai a tre metri con il pennello e la vernice. Cominciai con la Bussola di Focette per poi passare alla Capannina di Forte dei Marmi".

Di recente è tornato ai manifesti, è sua la firma su quelli de “La Prima Estate“. Com’è nata questa collaborazione?

"Mimmo D’Alessandro conosceva questa storia, e quando ha ripreso l’area di Bussoladomani per restituirle musica e vita mi ha chiamato. L’idea era recuperare quello stile fresco, per collegare ciò che è stato con ciò che sarà. Ed io ho accettato, a patto di non dover lavorare in altezza. Anch’io inizio ad avere un’età, come l’aveva Carinocci".

C’è un segreto?

"Non c’è calcolo, c’è solo l’occhio. I manifesti sono un incastro di linee ondulate e rette, strategicamente mescolate, per far entrare il nome nei confini del cartellone"

Una storia del passato legata ai manifesti?

"Mi hanno raccontato che proprio per “colpa“ di un manifesto una famosa cantante rifiutò di fare un concerto alla Bussola. Protestò perché il nome di Mina sui cartelloni era più grande del suo, le spiegarono che era solo questione di proporzioni, di lettere e spazi. Ma non ci fu verso di convincerla... rifece e i bagagli e se ne andò".

Uno del presente?

"Quando a primavera avviata mi ritrovo a dipingere i cartelloni di fronte a Bussoladomani capita che passino degli anziani a passeggio. Qualcuno si commuove, perché in quei caratteri ritrova la sua primavera".

Martina Del Chicca