MICHELA MONTI
Cronaca

Muore dopo l’intervento chirurgico. Risarcita la famiglia per 900mila euro

Riconosciuta la responsabilità dell’ospedale San Jacopo per il decesso di un paziente operato nel 2015

Il Tribunale di Pistoia ha riconosciuto la responsabilità dell’ospedale San Jacopo per il decesso di un paziente operato nel 2015 (foto d’archivio)

Il Tribunale di Pistoia ha riconosciuto la responsabilità dell’ospedale San Jacopo per il decesso di un paziente operato nel 2015 (foto d’archivio)

Pistoia, 20 giugno 2025 – Ancora una condanna risarcitoria per l’Azienda Sanitaria Toscana Centro. Il Tribunale di Pistoia ha riconosciuto la responsabilità dell’ospedale San Jacopo per il decesso di un paziente operato nel 2015, disponendo il pagamento di circa 900mila euro agli eredi, che avevano avviato l’azione civile nel 2020.

Al centro della vicenda, un intervento urologico eseguito su un paziente in condizioni cliniche già critiche. Durante e dopo la procedura, si sono verificate complicanze che hanno determinato il decesso. Fondamentale ai fini della sentenza è stata la consulenza tecnica d’ufficio disposta dal giudice, che ha evidenziato profili di negligenza nella gestione post-operatoria. Il sinistro è stato gestito direttamente dall’Asl, e ora è già in fase di liquidazione. Il verdetto si inserisce in un contesto già segnato da altri gravi episodi sanitari, tra cui spicca il caso Roberto Sibaldi, divenuto emblematico per durata e complessità. Ma la professionalità dei medici non può e non deve essere al centro delle polemiche e delle critiche per l’immenso e impagabile lavoro che svolgono quotidianamente, salvando vite e risolvendo problemi di salute.

L’uomo, 69 anni, morì nel marzo del 2012 al pronto soccorso dell’allora ospedale del Ceppo, dopo che – secondo i resoconti processuali – un’infermiera recise il cavo elettrico di un dispositivo cardiaco impiantato a Milano, ritenuto vitale per il paziente, per consentire le manovre d’urgenza. Il paziente, affetto da cardiopatia severa, non sopravvisse. Dopo anni di perizie e rinvii, il processo di primo grado si è chiuso solo nel 2019, con la condanna dell’infermiera a sei mesi di reclusione per omicidio colposo.

Fu riconosciuta una provvisionale per la moglie e le figlie della vittima, mentre l’Asl fu chiamata a rispondere in solido. Gli eredi lo scorso anno chiesero un milione di euro di risarcimento. Dall’Azienda Sanitaria Toscana Centro, nessuna dichiarazione ufficiale sul nuovo caso, se non la conferma della presa in carico della sentenza per l’avvio della liquidazione risarcitoria.

Michela Monti