MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Quel parco simbolo di riscatto. L’esperienza dell’Araba Fenice festeggia vent’anni di speranze

La pinetina, un tempo ai margini della legalità, si è trasformata in un giardino per tutta la comunità: “Grazie ad un progetto di architettura sociale, che ha coinvolto una grande rete di cittadini”

Da area degradata a luogo di vita. Così si presenta oggi il parco “La Fenice“ in via dei Pecchi al Varignano, frequentato da tantissime famiglie

Da area degradata a luogo di vita. Così si presenta oggi il parco “La Fenice“ in via dei Pecchi al Varignano, frequentato da tantissime famiglie

Viareggio, 25 luglio 2025 – È una storia di riscatto. Per uno spazio pubblico che sembrava perso, e per esistenze smarrite negli abissi più profondi. Di un luogo che, con tenacia, è diventato occasione di cura e di incontro; e di persone che, da lì, sono tornate a progettare una speranza personale ma anche collettiva. E domani questa storia di riscatto, promossa dall’associazione Araba Fenice, festeggia vent’anni. Con un festa che nel parco di via dei Peecchi, cuore della onlus, si apre a tutta la città. Appuntamento dalle 10 alle 13, con mercatini, momenti di gioco e di ricordo, riflessioni e doni speciali e, come sempre ai compleanni, con una grande torta (opera di Gino) da condividere insieme ad un brindisi: “Alle origini di questa esperienza e alle prospettive future” dice Emma Viviani, sociologa e presidente dell’associazione.

Vent’anni, quelli dell’Araba Fenice, che ruotano intorno al parco del Varignano. Che un tempo, nel quartiere, veniva chiamato la “pioppeta“ o “pinetina“: al confine con la ferrovia e per lungo tempo rimasto al margine di tutto, anche della legalità. Dove spuntavano più siringhe che fiori, più rifiuti che ciuffi d’erba. Col tempo, grazie ad un percorso di auto-progettazione, avviato con la collaborazione di gruppo di ex-detenuti e tossicodipendenti, a cui si sono unite sempre più persone, quel parco insicuro è diventato un giardino comune. Un luogo che ha ritrovato la sua funzione di spazio comune al centro della vita pubblica, ascoltando le esigenze del territorio e mettendo insieme le forze e le intuizioni di chi lo abita in un progetto di architettura sociale. Giovani e anziani, studenti e docenti, donne e uomini, con percorsi di vita, origini ed esperienze differenti.

“Il risultato ottenuto è stato il frutto di un percorso lento, che – spiega Emma Viviani, sociologa e presidente di Araba Fenice – ha accolto il contributo tutti, senza preclusioni. Un’intensa rete di relazioni e la costante e attiva presenza hanno permesso di sviluppare il senso di appartenenza non solo ad un luogo ma – aggiunge – ad un progetto comune, di società e di cultura”.

Quando quest’esperienza è iniziata, nell’estate del 2005, per offrire un supporto umano a persone che stavano affrontando un momento di vita delicato, “e si partì da una profonda operazione di pulizia” ricorda Viviani. Poi è cominciata la manutenzione ordinaria e, a seguire, con la progettazione straordinaria. “Da quando poi abbiamo ottenuto ufficialmente in concessione questo parco, attraverso un atto dell’amministrazione Del Ghingaro, abbiamo potuto dare sostanza al sogno”.

E così nel parco “La Fenice“, intorno alla pagoda diventata simbolo di un abbraccio, sono nati i vialetti in terra battuta per renderlo accessibile a tutti, anche a chi ha difficoltà di mobilità, poi un campo da calcio, per accogliere le esigenze di spazio e di gioco dei giovani, un’area sgambatoio per cani, la palestra per il fitness, un orto urbano da circa 400 metri quadrati, all’interno del quale l’attenzione per i prodotti della terra ha favorito l’integrazione fra le persone. E di ciò che era la “Pioppeta“, del buio e dell’insicurezza che l’avevano tenuta in ostaggio, è rimasta la consapevolezza che niente è perduto. E un messaggio, molto attuale di questi tempi, “Che il senso di sicurezza che oggi in molti percepiscono all’interno del parco “La Fenice“ non nasce dalla complessità degli accorgimenti tecnologici, ma – afferma Viviani – dal valore delle relazione tessute all’interno della vita del parco stesso e nella relazione con l’esterno”. A cui il parco pubblico continua, costantemente, ad aprirsi.

Domani, in occasione della festa per il ventennale dell’associazione Araba Fenice, verrà infatti presentato il nuovo progetto di arredo urbano, finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca su un piano del sociologo e architetto Silvano D’Alto , scomparso quattro anni fa e che sin dal principio ha ispirato e accompagnato Viviani. “Grazie a questo nuovo intervento, che prevede la creazione di arredi con moduli che possono diventare tavoli e panchine a seconda delle esigenze – spiega la presidente dell’associazione Araba Fenice – possiamo creare un vero spazio di incontro, confortevole e accogliente. Dove creare un aula studio all’aperto per ragazzi e ragazze, dove poter strutturare meglio i percorsi di didattica che abbiamo già avviato con le scuole del territorio, ma anche promuovere iniziative culturali ed eventi di intrattenimento”.

Pur conservando, sempre, un forte radicamento col quartiere, che ha vissuto di recente la perdita di un figlio a causa di un incidente stradale. E per questo domani l’Araba Fenice ricorderà Anthony Mantia, nato nel 2005 proprio come l’associazione. “Lo faremo insieme ai suoi amici e ai bambini dell’oratorio “È più bello insieme“ con il sostegno di Athos Catassi – prosegue Viviani –. E insieme a sua madre, Federica; alla quale consegneremo un dono realizzato dall’artista Caterina. Per testimoniarle tutta la nostra vicinanza in questo momento così doloroso”.