
Questa sera il debutto di Turandot al Gran Teatro di Torre del Lago
Turandot, l’ultimo capolavoro incompiuto di Puccini, va in scena stasera al Gran Teatro di Torre del Lago, nella versione completata da Franco Alfano e nell’allestimento del 2017 firmato da Alfonso Signorini, allora alla sua prima regia d’opera. Un impianto scenico visionario, che mescola esotismo e glamour in una Cina fastosa e simbolica dominata da colori accesi, riflessi d’oro e rosso lacca, motivi orientaleggianti, pannelli mobili, sculture imperiali e scene notturne. Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del 71° Festival Puccini, è il maestro Renato Palumbo. Due i debutti: quello del tenore Gregory Kunde, una delle voci più apprezzate del nostro tempo, nel ruolo di Calaf, e quello del basso italiano Michele Pertusi che sarà Timur. Liù è il soprano Carolina López Moreno. Quattro le repliche: 2, 14 e 22 agosto e 5 settembre. Nei panni della regina di gelo torna il grande soprano Anna Pirozzi in un ruolo a lei congeniale.
Turandot l’anno scorso nel Festival del Centenario, adesso di nuovo per il 71° Festival. Cosa è cambiato?
"L’anno scorso il regista Pier Luigi Pizzi, per onorare Puccini nell’anniversario della morte, ha deciso di interrompere l’opera dove Puccini l’aveva lasciata incompiuta, subito dopo la morte di Liù, senza il finale ben noto ma non autografo. In questo modo la parte di Turandot si riduce in maniera considerevole e tutti amano sentirla nel momento in cui il ghiaccio che la circonda finalmente si scioglie. Però devo dire che il finale voluto dal maestro Pizzi è stato molto commovente e di grande effetto, perfettamente in sintonia con la ricorrenza. Tuttavia il duetto di Franco Alfano non è male. Lo preferisco a quello che Luciano Berio ha composto nel 2001, perché più cantabile e in linea con lo stile pucciniano".
Chi è Turandot per Anna Pirozzi?
"Una normale donna che ha paura dell’amore perché non lo ha mai provato e quindi percepisce solo il lato oscuro e negativo del versante maschile. Però quando sente che può davvero provare amore per un uomo, si lascia andare e si toglie questo scudo di dosso. Prima è una ragazzina inesperta e crudele, poi diventa una donna".
Dunque, è fondamentale l’intermediazione di Liù che muore?
"Sì, soprattutto in questa classica regia che mostra a fondo il suo sacrificio. Costumi e scene sono tradizionali e la figura di Liù è dominante: si dona totalmente fino alla morte, sia a Calaf che a Turandot".
Lei, interprete verdiana per eccellenza, come affronta Puccini?
"C’è anche molto Puccini nel mio repertorio: oltre Turandot, canto Tosca, Butterfly e da poco, anche La fanciulla dell’West. Puccini è al pari di Verdi. Li amo molto entrambi".
Cosa si prova a cantate Puccini nei luoghi cari a Puccini?
"È un sogno per un cantante lirico cantare sullo scenario del lago dove Puccini ha scritto queste meraviglie. È fonte di grande ispirazione e di grandi emozioni. Ho potuto apprezzare questo luogo incantevole appena restaurato e risistemato: l’anno scorso è stata la mia prima volta qui".
Arene estive e grandi teatri: lei è una presenza fissa….
"Quest’anno ho inaugurato la stagione dell’Arena di Verona con Nabucco, trasmesso anche in tv. Adesso sono qui e poi mi prenderò una pausa. Poi andrò a fare la Gioconda di Ponchielli ad Atene e a settembre sarò Tosca al San Carlo di Napoli. Il 2026 sarà un anno molto importante per me: per il centenario di Turandot, la canterò praticamente in tutto il mondo: alla Scala, al Metropolitan di New York, a Parigi, a Londra e anche a Torre del Lago".
Una carriera la sua, tardiva ma folgorante. Qual è stata la svolta?
"Il mio debutto nel 2012, a 37 anni, è stato esplosivo e da lì non mi sono più fermata. Poi ho avuto occasione di lavorare con Riccardo Muti, che ha dato grande impulso a una carriera già ben avviata e mi ha fatto conoscere un po’ di più. Ho interpretato sempre grandi ruoli: Amelia nel Ballo in Maschera di Verdi, Tosca, ma Abigaille in Nabucco è il mio cavallo di battaglia. L’ho cantata dappertutto: più di 130 recite in 10 anni. Turandot e Abigaille sono due cattive che si redimono: entrambe cercano un po’ d’amore, ma la prima non trova pace se non nel suicidio, mentre la seconda si riscatta".
Chiara Caselli