SERGIO IACOPETTI
Cronaca

La Darsena che cambia. Da vialone ricco di luci a viale del tramonto. Tanti i locali chiusi

Molti gli esercizi inattivi: il Corsaro Rosso, il Macondo, Mané sul Mare e il Pensavo Peggio, a cui si sono aggiunti Giordano Bruno e Las Vegas.

Molti gli esercizi inattivi: il Corsaro Rosso, il Macondo, Mané sul Mare e il Pensavo Peggio, a cui si sono aggiunti Giordano Bruno e Las Vegas.

Molti gli esercizi inattivi: il Corsaro Rosso, il Macondo, Mané sul Mare e il Pensavo Peggio, a cui si sono aggiunti Giordano Bruno e Las Vegas.

"C’era una volta la Darsena". No, non è un maldestro tentativo di scimmiottare il capolavoro cinematografico "C’era una volta il West" di Sergio Leone, ma un concetto per far capire cosa era la Marina di Levante e cosa è oggi. Qualche lustro fa il viale Europa era meta di giovani, e meno giovani, che arrivavano da tutta la Toscana e non solo, e questo avveniva sia durante i weekend che durante i giorni feriali. Insomma luci, musica e divertimento animavano la zona dall’imbrunire e fino a notte inoltrata. Adesso, purtroppo, la situazione è diametralmente cambiata, e i locali che stoicamente restano aperti di luminoso, spesso, hanno solo le luci accese, perché di presenze non se ne parla.

"Nei giorni feriali – ammette Edoardo Berti, titolare del Maki Maki e del Leblon – il Vialone si spegne e, nonostante i tentativi che facciamo per rendere attrattiva la zona, si fa fatica a vedere una luce in fondo al tunnel". In appena un chilometro, dal Giordano Bruno a L’Armanda, sono addirittura sei i locali diroccati o quasi. Da anni sono caduti nell’oblio il Corsaro Rosso, il Macondo, Mané sul Mare ed il Pensavo Peggio, a questi si sono recentemente aggiunti il Giordano Bruno ed il Las Vegas, insomma una triste sequela di fondi vuoti che, certamente, non invogliano a frequentare la zona. "Ogni fondo vuoto – racconta ancora Berti – è un pugno nello stomaco che arriva diretto a chi cerca di investire perché squalifica una zona, inoltre porta con sé anche un problema di ordine pubblico perché diventa triste dimora di disperati che vi si accampano, cosa che si ripete ciclicamente. Questo disagio diffuso non aiuta e scoraggia gli avventori. I locali aperti, siano essi ristoranti, pizzerie, locali da ballo o pub, fanno del loro meglio, ma continuare a lavorare in questa condizione non è certo agevole. La Darsena, Viareggio in generale, ha bisogno di sicurezza e di eventi che purtroppo latitano. Faccio un esempio – conclude Berti - al Summer Festival di Lucca sono già un vendita i biglietti dell’edizione 2026, ma pensando a Viareggio si conoscono già gli eventi del Carnevale 2026. Invece per l’estate 2025 viareggina che eventi ci sono stati? E per l’estate 2026? Ecco, la verità è che si vive alla giornata senza programmare il futuro, pensando che i turisti da noi, come hanno storicamente sempre fatto, verranno a prescindere, ma la realtà è che il nostro modo di ragionare non si è adeguato ad un mondo, quello del turismo di massa, che cambia. La verità è che noi siamo un passo sempre indietro, basta vedere le spiagge e le vie della città. Siamo nel clou dell’estate, ma guardandoci attorno non pare proprio".