
Per il Gup non c’è stata corruzione per favorire determinate imprese funebri. L’abuso d’ufficio è stato depenalizzato. Restano in piedi solo accuse minori.
E’ finito un incubo per molte persone da alcuni anni finiti sotto i riflettori per una vicenda giudiziaria che all’epoca fece scalpore e passata agli onori delle cronache come l’inchiesta della magistratura sul caro estinto. Una decina le persone coinvolte fra titolari di imprese funebri, dipendenti Asl, medici e infermieri. In sostanza l’accusa sosteneva, riassumendola in estrema sintesi, che alcune delle persone indagate all’ospedale Versilia o alla casa di cura Barbantine indirizzavano i familiari delle vittime verso determinate imprese funebri. Tutti assolti però gli imputati o prosciolti dalle accuse principali che erano, a seconda dei casi, abuso d’ufficio e corruzione. Ieri in tribunale a Lucca si è celebrata davanti al Gup Antonia Aracri un’udienza in tal senso decisiva.
Doppio il filone dell’udienza: atto finale di un rito abbreviato per un verso e udienza preliminare per un altro.
Il rito abbreviato era stato richiesto da alcuni imputati. Fra questi Giuseppe Taormina, titolare dell’impresa funebre Ferrante, difeso dagli avvocati Riccardo Carloni e Gianmarco Romanini; Carlo Benedetti, infermiere in pensione, assistito dagli avvocati Gianmarco Romanini e Adele Boris; il dottor Paolo Puccinelli difeso dall’avvocato Graziano Maffei. Tutti sono stati assolti con la formula più ampia possibile per non aver commesso il fatto. A loro veniva contestato il reato di corruzione, ma il lavoro degli avvocati e le testimonianze portate in aula hanno convinto la giudice del buon operato di tutte le persone, ciascuna nel proprio ruolo e nella propria funzione.
Altri indagati invece si sono presentati all’udienza preliminare. Fra questi la dipendente Asl Anna Silvestri che lavorava all’obitorio dell’ospedale Versilia, difesa dall’avvocato Fabrizio Miracolo. Lo stesso Miracolo difendeva anche Pasquale Musella, titolare dell’agenzia funebre Diamante. Entrambi sono stati prosciolti dall’accusa di abuso d’ufficio e concorso in abuso d’ufficio, in quanto nel frattempo il reato è stato depenalizzato. Anna Silvestri è stata rinviata a giudizio solo per un reato minore, cioè la violazione della privacy.
Paolo Di Grazia