
“Extra. Segni antichi/Visioni contemporanee“ è la nuova mostra di Fondazione Perugia che si può visitare a Palazzo Baldeschi fino al 6 gennaio
Un dialogo senza tempo, spesso colorato e fantasioso, si snoda nelle sale di Palazzo Baldeschi. Merito della nuova, intrigante mostra di Fondazione Perugia, “Extra. Segni antichi/Visioni contemporanee“ curata da Marco Tonelli e visibile fino al 6 gennaio. Un progetto che nasce dal desiderio di valorizzare, far conoscere e, perché no, rendere contemporanee le preziose pergamene della Collezione Albertini, acquistata da Fondazione Perugia nel 2024: circa 1700 copertine in pergamena datate tra il XIII e il XV secolo, decorate e dipinte, che avvolgevano antichi registri comunali, notarili e amministrativi, appartenuti a podestà, capitani del popolo, giudici e sindaci del Comune di Perugia.
La parola “Extraordinariorum“ contenuta in una pergamena ha offerto l’ispirazione giusta: è nata così la mostra che accosta, in un dialogo “extra-ordinario“ tra passato e presente, una selezione di cento pergamene con 44 opere di 18 artisti italiani e internazionali contemporanei. I rimandi e gli accostamente seguono criteri a volte stringenti o solo evocativi, iconografici o tipologici ma anche tematici e materici. Ieri il taglio del nastro, con il presidente di Fondazione Perugia Alcide Casini e il curatore Tonelli che ha sottolineato "il particolare allestimento che evidenzia nessi e relazioni tra reperti antichi e arte contemporanea". Il percorso espositivo si articola in nove sale e cinque macroaree: Figurazioni, Astrazioni, Motivi, (Ri)scritture e Simboli.
Così in “Figurazioni“ gli stemmi araldici con leoni rampanti, grifoni, uccelli, unicorni sono insieme alle ceramiche iperrealiste di Bertozzi & Casoni, alle provocazioni di Wim Delvoye, ai quadri di Gabriele Arruzzo e alle invenzioni di Luigi Serafini. Nella sezione “Astrazioni“ gli stemmi con motivi geometrici dialogano con opere di Maurizio Cannavacciuolo, David Tremlett (c’è anche il manifesto di Umbria Jazz) e Beverly Pepper, nelle sale dei Motivi c’è l’incontro con i segni grafici di Domenico Bianchi, Gianni Dessì, Alighiero Boetti e Giorgio Griffa. E poi i Simboli, con il parallelo diretto tra stemmi e le creazioni di Ugo La Pietra, Luigi Ontani, Joe Tilson e i grandi fogli di Mimmo Paladino. Infine nella sezione (Ri)scritture entra in gioco l’aspetto visivo e fisico delle pergamene, con riscontri nelle cancellature di Emilio Isgrò, gli spezzoni di Gastone Novelli e i ricami di Maria Lai. La visita è arricchita da Qr Code con voce del curatore.
Sofia Coletti