Perugia, 21 agosto 2025 – La serie tv è fresca di lancio sulle piattaforme streaming. E le polemiche, che hanno accompagnato la sua realizzazione, con tanto di critiche, politiche e non, al Comune di Perugia, si sono subito rinfocolate. Amanda Knox è una figura che fa sempre discutere, anche a 18 anni di distanza dal delitto di Meredith Kercher, avvenuto l’1 novembre 2007, anche alla luce di un’assoluzione che è diventata, già da tempo, definitiva. Come definitiva è la condanna per la calunnia ai danni Patrick Lumumba, da Amanda indicato come l’assassino e poi scagionato. “La serie su Amanda Knox? Lei ha trovato l’America in Italia, l’Italia l’ha dato tutto. Rispetti le sue Istituzioni”. Patrick Lumumba ommenta così con l’Ansa la miniserie “The Twisted Tale of Amanda Knox“ basata sulla sua autobiografia, “Waiting to be Heard: A Memoir by Amanda Knox“, pubblicata nel 2013. E alla domanda se sia intenzionato o meno a vederla risponde: “Sinceramente non ho tempo, ho tante altre cose da fare, quindi non credo di vederla. Non so niente del contenuto, non so se parleranno di me”. “Da Amanda mi aspetto il risarcimento - ha ribadito Lumumba che non ha ricevuto finora alcunché da Knox - e il pagamento delle spese processuali, visto che è stata condannata definitivamente dalla Cassazione per reato di calunnia nei miei confronti. Lei deve rispettare le Istituzioni italiane, cioè quella decisione”.
Per la Cassazione, Amanda Knox aveva “piena consapevolezza dell’estraneità” di Patrick Lumumba al delitto di Meredith Kercher, “senza che tanto l’avesse indotta ad informare gli inquirenti e nemmeno il giudice all’udienza di convalida”. Per la calunnia Amanda Knox è stata condannata a tre anni di reclusione, detenzione già scontata quando si trovava in custodia cautalare in attesa che si svolgessero i tre gradi di giudizio. Dopo la sentenza di primo grado, a 26 anni di reclusione, 25 per Raffaele Sollecito, i due imputati vennero assolti dalla Corte d’assise d’appello. Amanda tornò negli Stati Uniti attendendo ancora diversi anni prima che arrivasse l’assoluzione definitiva che, però, non ha messo fine a polemiche e dolore.