
Gino Cecchettin, padre di Giulia
Il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, lo scrittore spagnolo Javier Cercas, Gino Cecchettin, padre di Giulia, Mogol, Flavio Lotti, Luigino Bruni, Marco Tarquinio sono stati i protagonisti dell’83° corso di studi cristiani della Pro Civitate Christiana che si chiuso ieri: voci diverse intorno al tema “Il tempo delle cose imprevedibili“.
Testimonianza intensa quella di Gino Cecchettin che, dal dolore per la perdita della figlia, ha tratto una missione di impegno civile: "L’amore di un padre non svanisce. Trasformare il dolore in impegno non è un percorso facile né immediato, ma è possibile".
Momento di poesia e musica con Mogol, che ha ricordato il valore della verità, della prevenzione e della spiritualità, sottolineando il potere della musica come forza che unisce e guarisce.
Flavio Lotti, presidente della Fondazione Perugia-Assisi per la cultura della pace, ha ricordato come il 12 ottobre, per la Marcia della pace Perugia-Assisi, vorrebbe invitare proprio Cecchettin ad aprire o chiudere la Marcia. "Guerra e violenza sulle donne sono accomunate dall’idea di possesso sulle persone – ha detto –. È questa la radice da combattere per costruire una vera cultura di pace".
Il corso si è chiuso con l’incontro “È lecito sperare?“ con un dialogo tra Luigino Bruni e Marco Tarquinio. Bruni ha messo in guardia dai falsi profeti e dagli idoli della tradizione, ricordando che la speranza non è illusione ma un nuovo rapporto con il tempo e ha invitato a riconoscere che alcuni modelli del passato appartengono a un’epoca conclusa, e che solo celebrando il lutto si può aprire la strada alla resurrezione. Tarquinio ha sottolineato come la speranza non coincida con la vittoria ma sia virtù relazionale, radicata nella capacità di guardare agli altri e a Dio.