
Moreno Caporalini coordina il progetto Land: "Ora sono chiuso in albergo, non posso andar via . Svegliato dagli allarmi per l’attacco a Tel Aviv. Qui la tensione è al massimo, c’è paura".
Moreno Caporalini è il referente di un progetto di cooperazione, Land, incentrato sulla gestione consorziata dei servizi ambientali, con il coinvolgimento di comuni dei territori palestinesi. Caporalini è un profondo conoscitore di questa area e delle dinamiche che la interessano. Si muove spesso, proprio per questo progetto, tra Ramallah e Nablus. Adesso è a Gerusalemme, "chiuso in albergo e, per il momento, qui resto in attesa di capire quello che succede".
L’attacco di Israele all’Iran, se lo aspettavano in molti" visto che "è stato da sempre l’obiettivo reale di Israele. Ormai da due anni si avverte un clima difficilissimo".
Clima difficilissimo, ora forse ancora di più: "È l’aspetto che forse viene messo meno in evidenza, di cui non si parla. Ma la stanchezza della popolazione si percepisce in maniera chiara. Anche i cittadini israeliani sono stanchi, arrabbiati, sfiduciati. Due anni di conflitto, solo l’ultima fase di un dramma di lunga data, si fanno sentire" aggiunge il cooperante perugino che ricorda, "l’attacco di questa notte (ieri, ndr) mi ha buttato giù dal letto. Sui telefonini è entrato in funzione un allarme, come un urlo prolungato, veramente terribile".
"La situazione è veramente complessa, lo è sempre di più. La Cisgiordania è in uno stato di assedio permanente e diffuso. Hanno blindato tutto, ci sono check point ovunque e ripetute incursioni dei coloni. Gaza. Be’ Gaza è qualcosa di indescrivibile dove, oltre alle morti per le operazioni militari si sommano quelle per fame e malattia. Adesso l’azione contro l’Iran. C’è da attendersi una reazione e temo che non sarà pesante. C’è il rischio che si trasformi in una guerra aperta". Caporalini al momento resta in attesa di capire cosa fare, come muoversi e se fare le valigie. "In realtà, le valigie le stavo per fare perché avevo previsto di tornare in Italia il 18 giugno. Sto ultimando, per conto di Feicos, i dettagli per la missione in Umbria dei sindaci dei comuni coinvolti nel progetto Land. Contavo di completare gli ultimi dettagli dall’Italia. Ma gli aeroporti sono chiusi, anche in Giordania. Dove vado?".
Per il suo lavoro, il contatto con l’ambasciata è costante, "segnalo sempre la mia presenza", dopo l’attacco all’Iran non ci sono state disposizioni. "No, non sono stato contattato. Non credo ci siano state necessità particolari. Almeno per il momento. Spero che non si arrivi a un’evacuazione che, sinceramente, non mi auguro. Certo, la situazione qui, tanto più nelle ultime ore, è tutt’altro che tranquilla. La tensione, come ho detto, è palpabile, come la preoccupazione. Per ora me ne resto qui, cerco di lavorare per quello che mi è possibile. Stiamo a vedere quello che succederà".