ANGELA LOMBARDO
Cronaca

La fiaccolata per Gaza. Massacri e devastazioni. Tutto questo deve finire

La testimonianza di Alfio Nicotra in occasione dell’iniziativa di venerdì. Con lui Dror Briskin, israeliano, membro dell’associazione Zeit Uzaatar.

"Ma noi, davvero avremmo accettato che per sconfiggere l’Ira l’esercito irlandese bombardasse gli ospedali, le scuole, interi quartieri di Belfast?". È una domanda semplice quella di Alfio Nicotra, giornalista, membro dell’associazione ’Un ponte per’ e dell’esecutivo dell’Associazione delle ong italiane (Aoi). Una domanda efficace per sottolineare quanto sia evidente il ricorso a due pesi e due misure nell’atteggiamento dell’occidente verso Israele. Perché la devastazione che sta conducendo sulla striscia di Gaza, con la motivazione di dover distruggere Hamas, noi la stiamo tollerando oltre ogni misura. Alfio Nicotra la conosce bene quella devastazione. L’ha toccata con mano, insieme agli altri 56 componenti della Carovana solidale da poco conclusa al valico di Rafah. La racconterà a Sarzana, venerdì 13, a conclusione della ’Fiaccolata per Gaza’. Un corteo, che muoverà alle 21 da piazza Luni, organizzato da un lungo elenco di organizzazioni. Oltre venti tra circoli e associazioni. E poi Arci Val di Magra, Cgil La Spezia, Avs, Pci, Pd, Prc, M5S. Una fiaccolata per chiedere cose precise e indicare come ottenerle. Innanzitutto silenzio. Le armi devono tacere. E con loro devono finire la distruzione mirata delle infrastrutture e le violenze dell’esercito israeliano sulla popolazione civile di Gaza e della Cisgiordania. E bisogna dire basta alla complicità. Come? Interrompendo l’invio di armi e gli accordi di cooperazione militare con Israele. Riportando nelle mani dell’Onu la consegna degli aiuti umanitari. Cessando di intrattenere scambi commerciali con le aziende dei coloni della Cisgiordania illegalmente occupata. Favorendo la liberazione degli ostaggi israeliani e dei palestinesi illegalmente detenuti. Condannando ogni forma di fanatismo religioso. Avviando un’attività diplomatica che persegua il riconoscimento dello Stato di Palestina. Tutte azioni necessarie e non più rinviabili. Perché la situazione è ogni giorno più drammatica.

"C’è una vera carestia - sottolinea Nicotra - prodotta dal blocco degli aiuti alimentari. Quando abbiamo raggiunto il valico di Rafah non passava più niente da marzo. Arrivati noi hanno fatto entrare nove camion il cui contenuto veniva dimezzato da Israele scegliendo in modo arbitrario. Per esempio, cosa che denunciamo da più di un anno e mezzo, a Gaza manca l’acqua potabile ma tra i pochi beni fatti passare ci sono latte in polvere o alimenti liofilizzati. L’acqua manca perché Israele ha tagliato completamente la corrente elettrica. Si beve acqua contaminata o di mare e i dati sulla crescita delle malattie gastrointestinali sono drammatici. Si teme un’epidemia di colera molto estesa con l’innalzamento delle temperature. I morti, soprattutto tra i più deboli, sono in rapida crescita. In più, abbiamo verificato l’assurdità di questa nuova agenzia per la distribuzione del cibo che sostituisce Onu e Unrwa. Il programma alimentare mondiale aveva 400 punti di distribuzione in tutta la striscia di Gaza. Questa nuova agenzia ne prevede 4-8. Attualmente sono solo due. Inoltre, in questo nuovo schema di distribuzione del cibo, Netanyahu non è in grado di garantire le condizioni di sicurezza e gli assalti al cibo causano decine e decine di morti ogni giorno".

Ad affiancare Nicotra nel suo racconto ci sarà Dror Briskin. Israeliano che da molti anni vive a Caniparola, Briskin è membro di Zeit Uzaatar, associazione costituita da israeliani e palestinesi residenti in Italia e impegnati per la pace.

Alina Lombardo